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Da Palermo Eugenio
(Politico e letterato)

Nato nel 1130 e morto intorno al 1203.

Noto anche come Eugenio l'emiro o l'ammiraglio Eugenio, visse alla corte dei re normanni Ruggero Il e Guglielmo I.

Era nipote dell'ammiraglio Giorgio d'Antiochia a cui si devono due grandi monumenti palermitani ancora esistenti: il ponte sul fiume Oreto (noto come ponte dell'Ammiraglio) e la Chiesa di S. Maria dell'Ammiraglio, comunemente intesa come la Martorana.

Anche Eugenio ebbe il titolo di ammiraglio con il quale si designava il capo dell'amministrazione giudiziaria nel Regno normanno.

La sua fama è comunque legata all'impegno culturale.

Tradusse dall'arabo in latino l' "Ottica dell'alessandrino Claudio Tolomeo" e collaborò con Enrico Aristippo (altro uomo politico e letterato del secolo XII) nella traduzione dell'"Almagesto", il grande trattato di astronomia e matematica dello stesso Tolomeo.

Tradusse in latino le "Profezie della Sibilla Eritrea" e la favola sanscrita "Kabila wa Dimma", che già Nilo Doxopatris, nel 1134, aveva tradotto dal caldaico in greco.

Compose anche 25 carmi giambici, in gran parte epigrammi sulle virtà e sui vizi.

Nel 1195, sotto il nuovo imperatore Enrico VI, cadde in disgrazia e fu costretto a subire sei mesi di carcere.

Riabilitato, venne insignito della carica di "Magister camerarius Apuliae et Terrae Laboris".

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