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Di Marco Domenico
(Patriota)

Nato a Palermo nel 1800.

Fu autore dell'ultimo tentativo carbonaro a Palermo, fallito per mancanza di fortuna e di adeguata preparazione. Insieme ai suoi fratelli, Giovanni e Salvatore e ad altri compagni, egli aveva fissato l'inizio dell'insurrezione per la notte del 1 settembre 1831.

Il segnale del principio sarebbe stato il suono delle campane commemorante il terremoto del 1693, il luogo di riunione il piano di S. Erasmo.  

Ingannati dallo scampanio di una cerimonia religiosa nella chiesa di Montesanto, i congiurati si mossero con molto anticipo e non trovarono il necessario collegamento con gli altri compagni.

Assaliti dalla polizia, si dispersero nelle campagne e abbandonarono i propositi di rivolta.

Sulla testa di Di Marco e dei suoi compagni fu posta una grossa taglia, che portò nel giro di un mese alla cattura di tutti i congiurati: ventuno di essi furono condannati al carcere, undici, tra cui Domenico Di Marco, alla fucilazione.

La sentenza fu eseguita il 26 ottobre nel piano della Consolazione (odierna piazza Giachery).

E' tradizione che, all'atto dell'esecuzione, egli abbia gridato: "Tagliate i rami, ma il ceppo resta".

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