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De Maria Bergler Ettore
(Pittore)

Nato a Napoli il 25 dicembre 1850 e morto a Palermo il 28 febbraio 1938.

Figlio di Lorenzo De Maria, palermitano, intendente del barone di Calabria Giovanni Riso e di Vittoria Bergler, viennese, viene alla luce durante un breve soggiorno della famiglia a Napoli.

Dal 1875 al 1877 è allievo, a Palermo, di Francesco Lo Jacono, celebre per i paesaggi e per le marine di accurata resa stilistica. Nel 1875 espone per la prima volta a Palermo.

Tra il 1877 e il 1880, grazie al mecenatismo del barone Riso di Calabria, intraprende alcuni viaggi di studio a Napoli, Roma e Firenze, fondamentali per completare la sua formazione artistica, se si considera che proprio in queste Comune egli frequenta gli studi di Morelli, Dalbono e Palizzi.

Dal 1881 al 1885 lavora per il gallerista Luigi Pisani di Firenze, affermandosi come pittore di paesaggi e di scene di genere tipicamente siciliane.

Nella Comune entra in contatto con le più aggiornate correnti artistiche del tempo e quindi con l'ambiente dei Macchiaioli: nelle collezioni degli eredi si conservano una serie di piccoli bozzetti di "macchia" ed un suo piccolo straordinario ritratto dello scultore Rinaldo Carnielo, firmato e datato Firenze - 1878.

Nel 1883 Bergler partecipa all'Esposizione di Belle Arti di Roma con quadro "Bassa marea" e alla Promotrice di Napoli esponendo il quadro "Bambina dalle arance assalita dalle oche", acquistato dalla regina Margherita.

Nel 1884 espone alla mostra di Belle Arti di Torino la grande tela "Spiaggia di Valdesi in Sicilia" e i quadri "Nella piazza del Duomo", "Vigandie" e "La domenica delle Palme", quest'ultimo acquistato dal governo russo per essere destinato alla galleria di Pietroburgo.

Partecipa all'Esposizione di Milano con il quadro "Al sole".

Il 28 novembre viene nominato Cavaliere della Corona d'Italia.

Nel 1886 comincia la vasta produzione ritrattistica e nel 1887 espone a Venezia il quadro "Ai bagni"; realizza poi gli affreschi della sala d'estate a Villa Whitaker a Malfitano ed esegue il ritratto di Norina e Delia Whitaker dal titolo "Bambine".

Nel 1890 tratta con successo il pastello, specializzandosi nel ritratto, nel 1891-1892 partecipa alla prima Esposizione Nazionale di Palermo con cinque opere: "Cavalli alla foce", "Chierici rossi", "Ricordi di Sicilia", "Primo fiore" e "Sei studi".

Nell'occasione riceve la menzione onorevole ed il diploma di benemerenza.

Realizza al Teatro Massimo di Palermo le decorazioni nel palco reale, nel soffitto della sala degli spettacoli e nella sala pompeiana tra il 1893 e il 1897, per casa Florio il tondo di donna Franca e i ritratti di don Carlos e di Maria Berta di Rohan, duca e duchessa di Madrid.

Nel 1896 partecipa all'Esposizione Artistica Sarda, tenuta a Sassari.

Tra il 1899 e il 1900 esegue gli affreschi della sala liberty del Grand Hotel Villa Igiea di Palermo e riceve la medaglia d'oro per i quadri "Figura di contadina" e "Studio di testa" alla Esposizione siciliana e calabrese di Arte e Fiori di Messina nel 1900.

Partecipa alla IV Esposizione Internazionale di Belle Arti di Venezia (Biennale) nel 1901 con i quadri "A sera", "Porta Mazzara" e "Tempio di Giove a Siracusa".

Tra il 1902 e il 1903 compie un viaggio in Africa con la famiglia Florio, riceve il diploma di benemerenza alla Esposizione di Arte Decorativa di Torino e partecipa alla V edizione della Biennale di Venezia col quadro "Luci vespertine" e con la decorazione del secretaire eseguito da Vittorio Ducrot, su disegno di Ernesto Basile (che sarà acquistato dal ministro della Pubblica Istruzione per la futura Galleria nazionale d'Arte Moderna di Roma, dove è tuttora  nella stanza del direttore amministrativo).

Tra il 1903 e il 1910 decora i soffitti di alcuni piroscafi della Società Navale Italiana "Florio & Rubattino"; nel 1905 presenta cinque opere alla VI Biennale di Venezia: "Curiosa", "Conca d'oro", "Sole morente", "Scirocco" e "Ritratto di signora" e nel 1907, alla VII edizione, è presente con i quadri "Autunno", "Taormina", "A tornare" e "Viole".

Nell'edizione del 1909 ebbe una vera e propria personale nella sala intitolata "Bellezze di Sicilia" con decorazioni e mobili eseguiti da Vittorio Ducrot su disegni di Ernesto Basile, ai quali lo legava una intensa collaborazione.

Con questa serie di dipinti il De Maria si inserì fra i più quotati pittori meridionali degli inizi del Novecento, ottenendo unanimi apprezzamenti da parte della critica che ne lodò la scelta dei soggetti, la perizia tecnica e la felice fusione di realismo e di morbide eleganze coloristiche:

 

"Popolana di Piana dei Greci", "Terrazza siciliana", "Impressioni e ricordi", "L'Etna visto da Taormina", "Campagna di Siracusa", "La Zisa", "Paesaggio agrigentin", "Taormina", "Una fontana", "Mattino di marzo", "Sullo Jonio", "Agave", "Mare morto (Palermo)", "Taormina (un cortile)", "Verso il faro", "Vecchio porto (Palermo)", "Pini", "Impressione nella conca d'oro", "Pastorelle (bozzetto)","Marina", "Tipo siciliano", "Prime foglie", "Vecchio monastero (schizzo)", "Interno di cappella" .

Partecipa alla Biennale del 1910 con le opere "La fontana d'Ercole", "Giovane donna siracusana" e "Pescatori siciliani".

A quella del 1912 con "S. Maria della Catena", "Rinaldo e Armida" e "La basilica fra gli ulivi".

Realizza le sovrapporte per la sala del Consiglio della sede centrale della Cassa di Risparmio V. E. di Palermo.

Dal 1913 al 1931 terrà la cattedra di pittura figurativa dell'Accademia di Belle Arti di Palermo.

La sua attività pittorica prosegue sempre con intensità nel 1915 esegue il bozzetto per il concorso del "Ventaglio patriottico" indetto dal Giornale di Sicilia; nel 1916 espone quattro opere alla mostra "Pro Patria Ars", tenuta al Kursaal Biondo di Palermo: due "Impressioni di Parigi", "Lago di Lugano" e "Torrente sul San Bernardino".

Nel frattempo esegue ritratti per la casa Basile.

Nel 1917 partecipa alla II Esposizione Italiana d'Arte di Palermo con il dipinto "Pensosa".

Insieme a Francesco Camarda, Domenico Quattrociocchi e Mario Mirabella nel 1918 partecipa alla III Esposizione d'Arte di Palermo con il dipinto "Ercole Farnese".

Viene nominato Commendatore della Corona d'Italia.

Dal 1923 al 1933 riprende, in pittura, i temi del ritratto e del paesaggio.

Nel 1924 riceve la nomina di Ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro.

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