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Arangi Eleonora
(Pittrice)

Nata e visuta a Palermo tra il XIX e il XX secolo

Come tante altre donne artiste sue contemporanee, per lungo tempo fu stata poco considerata. Si sa che visse a Palermo e che il padre insegnava all'Istituto tecnico, dai pochi dati biografici che ci sono pervenuti si sa che fu incoraggiata ad accostarsi alle arti figurative dal pittore Pietro Volpes, nato a Palermo nel 1830 ed allievo di Giuseppe Patania (1780-1852), uno dei maggiori pittori dell'Ottocento palermitano, autore di numerosi ritratti oggi alla Biblioteca comunale di Palermo e di dipinti mitologici, molti dei quali conservati alla Galleria d'arte moderna e di Andrea D'Antoni (1811- 1868) le cui opere si trovano anch'esse alla Galleria civica, alla Biblioteca comunale, al Museo della Storia Patria, nonchè a Petralia Sottana e a Piana degli Albanesi. Volpes fu anche maestro di Onofrio Tomaselli (1866 - 1956), autore della tela "I carusi", oggi alla Galleria civica; di Ettore De Maria Bergler (1850 - 1938), che orienta' il corso della pittura palermitana verso il liberty e famoso per i ritratti dei duchi di Madrid, dei Whitaker, dei Florio, per gli affreschi del Teatro Massimo e di Villa Igiea a Palermo, di Ettore Ximenes (1855- 1926), scultore le cui opere sono caratterizzate dalle linee liberty. La Arangi si dedicò intensamente al ritratto con le tecniche del pastello e dell?olio, alcune sue opere sono esposte alla Galleria civica, a palazzo Comitini, sede della Provincia e al Museo "G. Pitrè" Dipinto ad olio fu il "Ritratto dell'avvocato Girolamo Isabella" , la figura ha un plasticismo intenso, graficamente strutturato e cromaticamente determinato nel rapporto tra lo scuro dell'abito borghese e l'incarnato delle mani e del volto. Una delle più belle e significative opere fu un pastello su carta del 1932 intitolato "Il Rosario": raffigura una fanciulla raccolta in preghiera con gli occhi rivolti verso l'alto, della quale colpisce l'intensita' dell'espressione che rimanda al quadro "Il vittimaro" di Giuseppe Sciuti (1834-1911), dove si ritrovano sia la colonna, sia lo sguardo levato al cielo della ragazza. L'abbigliamento della donna e i colori rimandano al tipico costume popolare siciliano e la sua mediterraneita' fu nel colorito e nei tratti del viso. L'opera si inserisce nel filone della pittura veristica, raffigurante momenti e personaggi della vita di tutti i giorni; il soggetto della donna in preghiera fu molto diffuso tra i pittori del tempo, si pensi alla "Fanciulla in preghiera" di Angelo Leardo Terzi (1889), all' "Ave Maria" di Ettore Cercone (1891), alla "Ragazza in preghiera" di Michele Cortigiani (1900).

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