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Nato il 27 luglio 1882 e morto il 23 marzo 1954.
Figlio di Filippo Maggiore e di Giuseppina Mucoli.
Fu allievo di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile, del cui pensiero fu costante assertore.
Tenne la cattedra di filosofia del diritto nell'Università di Perugia e poi in quella di Siena, insegnò filosofia del diritto prima e poi diritto penale nell'Ateneo palermitano, di cui fu anche rettore dal 1938 al 1939.
Figura assai discussa per le sue teorie sulla difesa della razza e per le sue posizioni antisemite, scrisse opere giuridiche e filosofiche e opere di narrativa.
Tra le prime si ricordano: "Saggi di filosofia giuridica" (1914); "II diritto e il suo processo ideale" (1916); "Filosofia del diritto" (1921); "Un regime e un'epoca" (1929); "L'ordinamento sindacale" (1930); "Delimitazioni e sconfinamenti tra il diritto penale e gli altri rami del diritto" (1935); "Imperialismo e impero fascista" (1937); "Razza e fascismo" (1939); "Diritto penale".
Tra i romanzi: "La vita apparente di un uomo vero" (1926); "Gli occhi cangianti" (1928); "Shiva maestro di danza" (1930); "Due in una carne" (1937); "Nazione e popolo: mito e realtà" (1942); "Sette e mezzo" (1952).