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Perez Francesco Paolo
(Letterato, politico patriota)

Nato a Palermo il 19 marzo 1812 e morto il 17 febbraio 1892.

Fu un irriducibile avversario dei Borboni e di tutte le forme di oppressione della libertà.

Il 9 gennaio 1848, tre giorni prima dello scoppio della rivoluzione a Palermo, venne arrestato insieme ad altri dieci patrioti; liberato il 14 febbraio successivo, fu eletto deputato alla Camera dei Comuni del Parlamento siciliano.

Teorico del federalismo, fece parte della delegazione che si recò a Torino per offrire la corona di Sicilia al duca di Genova, Ferdinando Alberto Amedeo, secondogenito di Carlo Alberto, che la rifiuterà.

Rimane a Torino, insieme a Francesco Ferrara, come osservatore al Congresso nazionale federativo, organizzato dalla Società nazionale per la Confederazione italiana.

Sempre a Torino, nel 1849 pubblicò la sua opera storica "La rivoluzione siciliana del 1848 considerata nelle sue ragioni e nei suoi rapporti con la rivoluzione europea" .

Dopo la restaurazione borbonica, fu costretto all'esilio.

Visse a Genova e a Firenze, dove insegnò letteratura italiana nell'Istituto di studi superiori e di perfezionamento.

Tornò a Palermo nel 1860 e percorse una brillante carriera politica.

Nel 1862 fu nominato procuratore generale del Regno presso la Gran Corte dei Conti; dal 1862 al 1865 fu deputato al Parlamento nazionale e nel 1871 senatore del Regno.

Ministro dei Lavori pubblici  nel 1877 e 1878 e della Pubblica Istruzione  nel 1879, ricoprì anche la carica di sindaco di Palermo dal 20 dicembre 1876 al 2 novembre 1879 e presidente del Consiglio provinciale dal 12 agosto 1878 al 10 agosto 1879.

Da sindaco sostenne la necessità di congiungere con una linea ferroviaria diretta Palermo a Catania e realizzò tale progetto da ministro dei Lavori pubblici.

Da ministro dell'Istruzione promosse la fondazione dell'Istituto di belle arti (1879).

Accanto all'attività politica non trascurò mai quella letteraria.

Nel 1865 pubblicò "La Beatrice svelata", considerata il suo capolavoro e che lo pose tra i più accreditati dantisti del XIX secolo.

Postumo venne pubblicato il volume "Scritti vari"  (1898 presso la tipografia  del "Giornale di Sicilia").

Alcuni studiosi gli attribuiscono la frase incisa sul frontone del Teatro Massimo  "L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparare l'avvenire".

In ricordo della sua attività gli fu eretto un busto in marmo, opera di Benedetto Civiletti, posto nell'atrio della Stazione centrale.

E' ricordato anche da un monumento, opera di Domenico De Lisi, nella chiesa di S. Domenico.

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