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Di Chiara Giuseppe
(Medico e analista)

Nato a Palermo il 22 settembre 1903 e morto il 20 agosto 1970.

Figlio di Giuseppe Di Chiara Consolo e di Vincenza Romano Lojacono, che era nipote del pittore Francesco Lojacono; Di Chiara era il quinto di sette fratelli.

Il padre era un medico chirurgo che dopo la laurea conseguita a 23 anni, prestò servizio all'Ospedale Civico e successivamente ricoprì la mansione di medico di Igiene pubblica.

Egli fu molto impegnato a fronteggiare le gravi emergenze sanitarie conseguenti alla prima guerra mondiale; fu membro dei gruppi di medici che prestarono le prime forme di assistenza mutualistica ad operai e impiegati ed intervenne in situazioni straordinarie quali le epidemie di colera e l'assistenza agli emigrati in viaggio verso le Americhe.

A tal fine partecipò come medico di bordo ad un viaggio sul piroscafo "Plata" da Palermo a New Jork.

Anche grazie a questo esempio, Giuseppe Di Chiara scelse di seguire la carriera medica.

Si laureò nel 1927 e subito dopo vinse una borsa di studio presso l'Istituto di Medicina Tropicale a Bruxelles, in vista di un lavoro in Congo.

Vi dovette rinunciare per la morte della madre a causa di un incidente, ma due anni dopo si recò in India.

Si fermerà per due anni a Ceylon, a Colombo, dove è autorizzato dal governatore inglese ad esercitare la medicina.

Rifiutò la proposta di diventare medico personale di un Sultano dell'India settentrionale e rientrò a Palermo nel 1931.

Negli anni successivi sviluppò la sua vera vocazione medica: la ricerca diagnostica di laboratorio.

Nel 1933 aprì il primo laboratorio di analisi; poco più tardi conobbe e sposò Maria Arnus, un'austriaca che aveva conosciuto in un viaggio in Francia, che fu anche compagna entusiasta del suo lavoro.

In quegli anni le diverse attività diagnostiche che venivano praticate separatamente cominciarono a confluire in un'unica disciplina: quella del medico analista o patologo clinico.

In laboratorio si confermano o si fanno le diagnosi di malattie batteriche, come tifo, salmonellosi, brucellosi, difterite, tubercolosi, sifilide e quelle parasittologiche come malaria e leishmaniosi.

La lebbra non era ancora scomparsa e il giovane Di Chiara non esitava a precipitarsi all'Ospedale dello Spasimo non appena saputo del ricovero di pazienti affetti da patologie rare.

Divenne assistente del prof. Donzelli, direttore del laboratorio micrografico dell'Ospedale Fatebenefratelli di Palermo, dove compirà la sua carriera divenendone primario.

Fece parte di associazioni scientifiche, come l'Associazione  italiana patologi clinici e scrisse per le riviste specializzate.

Coltivò una grande amicizia con Salvatore Onorato, suo compagno di studi, con il quale amava analizzare le ipotesi di ricerca.

Coltivò l'aspirazione di dimostrare che i tumori dovessero lasciare traccia nei fluidi biologici e condusse una lunga ricerca in questa direzione.

Oggi è routinaria la ricerca dei markers tumorali.

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