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Periodo di riferimento 2021
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Capitolo 3 - Demografia

Capitolo 3: DEMOGRAFIA

Il Censimento permanente della popolazione

Il 15 dicembre 2020, con il rilascio da parte dell’Istat dei primi dati relativi alle edizioni del 2018 e del 2019, ha preso avvio la diffusione progressiva e continua dei risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, prevista con cadenza annuale. Rispetto ai censimenti tradizionali vi è un grande vantaggio in termini di frequenza di aggiornamento delle informazioni e di tempestività nel rilascio delle stesse.

A Palermo, al 31 dicembre 2021, la popolazione residente è pari a 635.439 abitanti, di cui 303.851 maschi e 331.588 femmine.

Rispetto al 2020 si è registrata una diminuzione di 2.446 abitanti, pari allo 0,4%, mentre rispetto al Censimento del 2011 la diminuzione è di 22.122 abitanti, pari al 3,4% (graf. 3.1).

Grafico 3.1: Popolazione residente ai censimenti

3.1

Questi dati confermano il trend decrescente del numero di persone residenti a Palermo che si registra già da diversi anni. Osservando i dati riferiti ai censimenti passati, si può notare come il picco sia stato raggiunto nel 1981, con quasi 702 mila persone residenti, che 10 anni dopo si sono ridotte a quasi 699 mila unità, per poi flettere a 686.722 residenti nel 2001 e – infine – a 657.561 residenti nel 2011, 647.422 nel 2019 e 637.885 nel 2020.

I risultati del censimento confermano Palermo come la quinta città italiana per dimensione demografica, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino, e prima di Genova.

La popolazione per sesso

I residenti di sesso maschile sono 303.851, in aumento di 3 unità rispetto al 2020, mentre i residenti di sesso femminile sono 331.588, in diminuzione di 2.449 unità rispetto al 2020. I residenti maschi costituiscono il 47,8% del totale, contro il 52,2% di sesso femminile (cfr. graf. 3.2).

Grafico 3.2: Popolazione residente per sesso

3.2

Il tasso di mascolinità, ovvero il numero di uomini ogni 100 donne, è pari a 91,6 (nel 2020 era 91,0).

Il movimento naturale

Con riferimento al movimento naturale della popolazione, nel corso del 2021 si sono registrati 5.121 nati, in diminuzione di 42 unità (-0,8%) rispetto al 2020. Il numero dei nati si conferma pertanto ai minimi degli ultimi 60 anni[1]. I nati di sesso maschile sono stati 2.669, in aumento dell’1,1% rispetto al 2020, mentre quelli di sesso femminile 2.452, in diminuzione del 2,9%.

Il numero dei decessi, che nel 2020 era sensibilmente cresciuto rispetto al 2019, anche a causa dell’elevato numero di decessi provocato dalla pandemia da Covid-19, è aumentato anche nel 2021: si sono registrati 7.559 morti, in crescita del 3,5% rispetto al 2020. I morti di sesso maschile sono stati 3.545, in diminuzione dello 0,1% rispetto al 2020, mentre quelli di sesso femminile 4.014, in aumento del 6,8% rispetto al 2020.

La serie storica a partire dal 1980 del numero di nati e di morti fa registrare un trend crescente del numero di morti (+32,6% dal 1980 al 2021), ed un trend fortemente decrescente del numero dei nati (-60,4% dal 1980 al 2021, cfr. graf. 3.3).

Grafico 3.3: Nati e morti dal 1980 al 2021

3.3

Il saldo naturale, ovvero la differenza fra nati e morti, che nel 1980 era pari a +7.248, e che per tutti gli anni ’80 ha oscillato intorno a quota 5 mila, a partire dal 1998 è sceso sotto quota 2.000, e nel 2007 è sceso per la prima volta sotto quota mille. Negli anni successivi il saldo è ulteriormente sceso, fino a quota 459 nel 2009 per poi risalire nel 2010 a 514. Nel 2011 il saldo naturale ha ripreso a diminuire, e nel 2012 per la prima volta è risultato negativo, con il numero di morti superiore di 212 unità rispetto al numero di nati. Anche nel 2021 il numero di morti ha superato il numero di nati, con un saldo negativo di 2.438 unità (cfr. graf. 3.4).

Grafico 3.4: Saldo naturale dal 1980 al 2021

3.4

Fra le principali cause di morte del 2021, primeggiano – come negli anni passati – quelle legate a malattie del sistema circolatorio (31,2% del totale dei decessi, in aumento rispetto al 27,8% del 2020), ai tumori (22,1% del totale dei decessi, in diminuzione rispetto al 22,1% del 2020), e a malattie dell’apparato respiratorio (19,8% del totale dei decessi, mentre l’anno prima erano al 17,9%) (graf. 3.5).

Grafico 3.5: Decessi per grandi gruppi di cause di morte

3.5

Il movimento migratorio

Con riferimento al movimento migratorio (al netto delle iscrizioni e delle cancellazioni per altri motivi), si sono registrati 7.484 immigrati, in aumento dell’1,4% rispetto al 2020. Con riferimento alla provenienza, sono aumentati sia gli immigrati da altri comuni italiani (5.955, +0,2%) che gli immigrati dall’estero (1.529, +6,0%).

In termini di composizione percentuale, il 79,6% degli immigrati proviene da altri comuni del territorio nazionale, mentre il 20,4% dall’estero. Rispetto al 2020 è diminuita la quota di immigrati da altri comuni italiani, mentre è aumentata la quota di immigrati dall’estero: le due percentuali erano rispettivamente 80,5% e 19,5%.

Sul fronte delle cancellazioni, si sono registrati 10.928 emigrati, in diminuzione del 2,9% rispetto al 2020. Con riferimento alla destinazione, sono diminuiti sia gli emigrati verso altri comuni italiani (9.714, -1,5%), che gli emigrati verso l’estero (1.214, -12,6%).

In termini di composizione percentuale, l’88,9% degli emigrati si è diretto verso altri comuni del territorio nazionale, mentre l’11,1% si è diretto verso l’estero. Rispetto al 2020 è leggermente aumentata la quota di emigrati verso altri comuni italiani, mentre è diminuita la quota di emigrati verso l’estero: le due percentuali erano rispettivamente 87,7% e 12,3%.

Il graf. 3.6 riporta la serie storica a partire dal 1980 degli immigrati e degli emigrati.

Grafico 3.6: Immigrati ed emigrati dal 1980 al 2021

3.6

Il numero di immigrati evidenzia una sostanziale stabilizzazione, fra il 1995 e il 2010, intorno a 10-12 mila unità l’anno, mentre negli ultimi anni sembra manifestarsi un trend decrescente, fortemente accentuato nel 2020 (probabile conseguenza degli effetti dell’emergenza sanitaria).

Il numero di emigrati, dopo aver superato nel 2001 le 16 mila unità, a partire dagli anni successivi è significativamente diminuito, fino a scendere nel 2021 sotto quota 11 mila.

Il saldo migratorio, pari alla differenza fra immigrati ed emigrati, nell’arco di tempo considerato (a partire dal 1980), è sempre risultato negativo, con la sola eccezione del 1981 e del 1982, gli unici due anni in cui il numero degli immigrati è stato superiore al numero degli emigrati.

Grafico 3.7: Saldo migratorio dal 1980 al 2021

3.7

Più in particolare, per buona parte degli anni ’80 il saldo migratorio ha oscillato intorno allo zero, con un picco positivo di + 2.502 registrato nel 1981 e un picco negativo di -1.850 registrato nel 1985, salvo poi precipitare nel 1989 fino a -5.906. Negli anni successivi, si è registrato un progressivo miglioramento del saldo migratorio, fino a raggiungere, nel 1997, il valore di -1.660; successivamente, si è registrata una nuova inversione di rotta, e il saldo migratorio è tornato ad oscillare fra -4 e -6 mila. A partire dal 2005, infine, la differenza fra emigrati e immigrati è andata riducendosi fino al valore di -720 unità del 2010, valore più basso degli ultimi 20 anni. Nel 2014 il saldo è tornato a crescere in senso negativo, e nel 2015 si è attestato a quota -3.329, per poi rimbalzare nel 2016 a -2.336. Il 2021 si è chiuso con un saldo negativo di 3.444 unità (graf. 3.7)

La piramide delle età

La struttura per età della popolazione al 31/12/2021 (piramide delle età, cfr. graf. 3.8), descrive la popolazione di Palermo come una popolazione matura decrescente, in cui cioè vi è un debole ricambio, con un numero in diminuzione di anno in anno di nascite ed un ritmo di eliminazione per morte molto debole.

Grafico 3.8: Piramide delle età

3.8

Gli stranieri

A Palermo, al 31 dicembre 2021, risultano iscritti in anagrafe 25.446 cittadini stranieri; dato che conferma sostanzialmente quello del 2020 (quando gli stranieri erano 25.445).

Nei cinque anni compresi fra il 2016 e il 2021, il numero degli stranieri è diminuito del 4,8%. Se allarghiamo il confronto al decennio compreso fra il 2011 e il 2021, si registra un una diminuzione del 9,9%.

Se poi, per una completa valutazione del fenomeno, consideriamo anche i cittadini stranieri che negli anni hanno acquisito la cittadinanza italiana, la presenza straniera diventa più consistente: sommando gli stranieri residenti (25.446) e gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana (4.698), viene superata quota 30 mila (30.144), valore più elevato dell’1,8% rispetto al 2011, ma più basso dello 0,9% rispetto al 2016.

L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione è passata dal 4,3% del 2011 al 4,5% del 2012 e del 2013. Nel 2014, a causa del ridimensionamento determinato dalla revisione anagrafica, l’incidenza è scesa al 3,8%, nei due anni successivi è risalita al 4%, valore intorno al quale continua ad oscillare. A queste percentuali va poi aggiunta l’incidenza dei cittadini stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, pari allo 0,2% nel 2011 e cresciuta fino allo 0,7% negli ultimi anni.

L’analisi delle aree geografiche di provenienza fa emergere che oltre un terzo (il 34,4%) degli stranieri residenti a Palermo al 31 dicembre 2021 sono cittadini di un Paese dell’Asia Centro Meridionale. Seguono i cittadini dei Paesi dell’Africa Occidentale (18,9% del totale degli stranieri), quelli dell’Unione Europea (16,2%), quelli dei Paesi dell’Asia Orientale (10,9%), dell’Africa Settentrionale (8,7%) e dell’Africa Orientale (4,0%).

Grafico 3.9: Stranieri per area geografica di provenienza

3.9

Rispetto al 2020, limitando l’analisi alle variazioni più rilevanti in valore assoluto, i cittadini dell’Unione Europea sono aumentati dell’1,6%, i cittadini dell’Africa Occidentale sono aumentati dello 0,9%, i cittadini dell’Asia Orientale sono diminuiti dell’1,5% e i cittadini dell’Asia Centro Meridionale sono diminuiti dello 0,8%.

Approfondendo ulteriormente l’analisi, e passando dalle aree geografiche ai singoli Paesi di provenienza, emerge che a Palermo vivono quattro consistenti comunità straniere, che da sole assorbono oltre la metà del totale degli stranieri: i bengalesi (cittadini del Bangladesh), i rumeni, i singalesi (cittadini dello Sri Lanka) e i ghanesi.

I primi al 31 dicembre 2021 erano 5.340 pari al 21,0% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in diminuzione di una unità soltanto rispetto al 2020.

I rumeni, che fino allo scorso anno erano la terza comunità di stranieri, erano 3.219, pari al 12,7% del totale, in aumento dello 0,4% rispetto al 2020.

I singalesi erano 3.204, pari al 12,6% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in diminuzione rispetto al 2020 (-2,0%).

I ghanesi erano 2.595, pari al 10,2% del totale, in diminuzione dello 0,6% rispetto al 2020.

Seguono, quindi, i filippini, con 1.746 residenti (6,9%), i tunisini, con 1.043 residenti (4,1%), i marocchini, con 982 residenti (3,9%), i cinesi, con 951 residenti (3,7%), i mauriziani, con 817 residenti (3,2%), e via via tutti gli altri Paesi, per un totale di 133 diverse cittadinanze.

Grafico 3.10: Stranieri per Paese di provenienza

3.10

Le principali variazioni (in valore assoluto) rispetto al 2020 sono relative ad una diminuzione dei singalesi (- 66 unità) e un aumento dei nigeriani (+86 unità).

I matrimoni

I matrimoni, dopo il forte calo registrato nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, nel 2021 sono tornati ai livelli del 2019. Nel 2021 sono stati celebrati 2.672 matrimoni, valore più che doppio rispetto al 2020 (+116,7%) e di poco superiore anche rispetto ai 2.615 matrimoni del 2019.

Rispetto al 2011, quando si erano celebrati 3.281 matrimoni, si registra una diminuzione del 18,6%.

Grafico 3.11 Matrimoni per rito dal 2011 al 2021

3.11

Approfondendo l’analisi per rito, si rileva che nel 2021 sono aumentati maggiormente i matrimoni religiosi (+191,8%), che più avevano risentito degli effetti dell’emergenza sanitaria, rispetto ai matrimoni civili (+39,7%). Rispetto al 2011 i matrimoni civili sono diminuiti del 4,8%, mentre i matrimoni religiosi sono diminuiti del 23,7%.

Nei dieci anni in esame, la quota di matrimoni civili sul totale è passata dal 27,2% del 2011 al 31,8% del 2021: in altre parole, nel 2011 poco più di un matrimonio su quattro era celebrato con rito civile, nel 2021 poco meno di uno su tre. Nel 2020 il crollo dei matrimoni religiosi aveva fatto sì che la quota dei matrimoni civili salisse fino al 49,4% del totale dei matrimoni.

Grafico 3.12 Matrimoni per rito dal 2011 al 2021

3.12

L’andamento dei matrimoni per mese evidenza una forte componente stagionale, soprattutto per i matrimoni religiosi: da giugno a settembre si sono celebrati 1.979 matrimoni, pari al 74,1% del totale. I mesi con il minor numero di celebrazioni sono stati invece i primi quattro mesi dell’anno e il mese di novembre.

Grafico 3.13 Matrimoni per rito e mese

3.13

Nei mesi di gennaio, febbraio e marzo la quasi totalità (oltre il 90%) dei matrimoni viene celebrata con rito civile, mentre fra giugno e settembre oltre il 75% dei matrimoni sono di rito religioso.

Con riferimento ai giorni della settimana, il venerdì (18,3% del totale) e – soprattutto – il sabato (22,6% del totale) sono le giornate in cui nel 2021 si è celebrato il maggior numero di matrimoni.

Il fenomeno è più accentuato per i matrimoni religiosi (17,9% il venerdì e 24,5% il sabato), mentre per i matrimoni civili la distribuzione fra i giorni della settimana è leggermente più equilibrata.

Grafico 3.14 Matrimoni per rito e giorno della settimana

3.14

La distribuzione dei matrimoni per l’età degli sposi evidenzia che, mediamente, le donne si sposano prima degli uomini (graf. 3.15). Sia per le donne che per gli uomini la classe di età al matrimonio con la maggiore frequenza è 30-34 anni.

Grafico 3.15 Matrimoni per età degli sposi

3.15

Il titolo di studio prevalente per gli sposi di entrambi i sessi è la licenza di scuola media superiore, seguito dalla licenza di scuola media inferiore (graf. 3.16).

Grafico 3.16 Matrimoni per titolo di studio degli sposi

3.16


[1] Negli anni ’60 si registravano oltre 13 mila nati l’anno, e ancora negli anni ’80 il numero dei nati superava le 10 mila unità l’anno

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