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Home - Accade a Palermo - Notizia estesaLuigi che sempre ti penza. Piccole cronache di un emigrante (in sette movimenti)
(dal 05 Ottobre 2018 al 07 Ottobre 2018)
Dal 5 al 7 ottobre alle ore 21:30, presso la Sala Strehler del Teatro Biondo, andrà in scena "Luigi che sempre ti penza. Piccole cronache di un emigrante (in sette movimenti", di e con Gigi Borruso.
Luigi che sempre ti penza è la pièce di Gigi Borruso forse più rappresentata dal 2007 a oggi. Rievoca, fra realtà storica e fantasia, l’esperienza di un contadino siciliano emigrato in Germania negli anni ’60. Le sue vicende e i suoi pensieri sono il frutto di testimonianze e suggestioni, raccolte dall’autore, di un piccolo nucleo di lettere di emigranti tratte da Entromondo di Antonio Castelli, essiccata e vibrante ricostruzione di lingua e di umori contadini in via d’estinzione. Luigi è un Gastarbaiter, un “lavoratore ospite”. Questa definizione divenne in Germania, fra gli anni ’60 e ’70, sinonimo di immigrato italiano e pian piano assunse lo stesso valore dispregiativo che oggi da noi ha la parola extracomunitario. Gastarbaiter, Italiano. Forse così riconosciuto per ricordargli la sua precarietà ma, Luigi è un personaggio fantastico, intreccia storie diverse, in modo libero, parla del suo e del nostro tempo.
Scrive l’autore in una nota: “Ho immaginato lo sguardo di quest’uomo, la percezione di sé in terra straniera. L’ho immaginato nella baracca del cantiere in Germania, intento a rimembrare a voce alta i sogni della notte trascorsa, a scrivere alla sua famiglia, impegnato inconsapevolmente a definire un’identità messa in crisi dalla paradossale condizione che sperimenta ogni emigrante. Da alcuni anni lavoro a un teatro che tenta di coniugare la consapevolezza etica con lo stupore fantastico e mitico. Accostandomi a un tema di attualità, per certi versi abusato, come quello dei migranti, ho lavorato ad una dimensione quasi fiabesca. Provando a ricreare un linguaggio, quale quello suggerito dalle lettere dei nostri emigranti, asciutto e straniato rispetto alle norme della lingua, concreto e polivoco a un tempo. Luigi parla una lingua che racconta di un’altra estraneità, di un altro esilio. Sospesa fra il siciliano contadino, la lingua italiana ed il tedesco: fra la lingua della terra, della famiglia e quella dei media, dell’autorità, del lavoro. Chissà che la fragilità della sua lingua non apra nuovi piani di senso? Luigi è desiderio di riscatto, nuovo sguardo sul mondo. Luigi gioca con il teatro, tenta di far luce sulla sua e sulla nostra esistenza. Il suo cammino in sette movimenti è pensato come progressivo svelamento interiore. Ci racconta dell’infinita migrazione di ogni uomo all’interno del suo animo, della sopravvivenza della speranza nella più struggente coscienza della perdita”. Lo spettacolo si è arricchito di un epilogo che ci riconduce al presente. Qui Luigi, oggi più che ottantenne, ripercorre in controluce la propria esperienza dialogando con i migranti del nostro tempo, i “nostri” immigrati. Storie diverse si confrontano, portandoci avanti e indietro nel tempo, alla ricerca del senso della parola straniero.
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