Consulta l'archivio biografico
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Nato nel 1606 e morto il 22 marzo 1670.
In italiano Pietro Fullone, era poverissimo ed analfabeta, ma dotato di ingegno vivo e di spontanea vena poetica.
Esercitava il mestiere di "pirriaturi" (cavatore di pietre), diventò noto per la sua arguzia e saggezza e per le sue poesie estemporanee, irriverenti e dissacratrici che improvvisava nelle vie della Comune in gara con i poeti contemporanei. Imparò appena a leggere e a scrivere, compose un gran numero di poesie, tutte in dialetto e di "contrasti" (quartine ed ottave).
Riscosse l'ammirazione dei migliori poeti del suo tempo e fu ammesso a frequentare l'Accademia dei Riaccesi. Tra i titoli più noti delle sue composizioni ricordiamo: "La miseria di la vita umana" (1629); "La Rusulia" (1651) poema epico in ottava rima; "La granci-scravagghina" (1647); "La porta nova fulminata" (1668).