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Marvuglia Venanzio
(Architetto)

Nato a Palermo nel 1729 e ivi morto nel 1814.

Figlio del capomastro Simone, attivo a Palermo nella prima parte del 1700, Giuseppe Venanzio soggiornò a Roma per oltre dieci anni dedicandosi allo studio dell'antichità classica e dell'architettura cinquecentesca.

E' autore di numerosi e significativi interventi condotti secondo una personale interpretazione del neoclassicismo architettonico.

Fra le tante opere da lui realizzate ricordiamo l'oratorio di San Filippo Neri, adiacente alla chiesa dell'Olivella; la volta della chiesa di S. Ignazio all'Olivella; lo scalone del monastero di S. Martino delle Scale, realizzato nell'ambito dei lavori di ampliamento del complesso; la ristrutturazione di palazzo Geraci; i progetti e gli interventi sui palazzi Belmonte - Riso, Galati, Notarbartolo di Villarosa a piazza Regalmici, Coglitore, Costantini, Federico, la villa Belmonte all'Acquasanta e quella Villarosa a Bagheria.

Nella sua qualità di architetto dei real siti di campagna, ideò la reggia di Ficuzza e la Casina cinese alla Favorita.

A lui si devono la definizione formale di piazza Regalmici e il prolungamento della via Maqueda.

Insieme a Salvatore Attinelli diresse i lavori di restauro della Cattedrale sulla base dell'originario progetto del Fuga e subentrò a Orazio Furetto nei lavori per l'Albergo dei poveri.

Fu docente di architettura civile dell'Accademia degli studi.

Nel 1789 venne eletto architetto del Senato; su proposta di Leon Dufourny fu nominato socio straniero della classe di Belle Arti dell'Istituto di Francia.

Oltre a svolgere l'attività di progettista, fu anche consulente delle più importanti famiglie palermitane, fra cui la casa Valdina.

In particolare, assistette all'inizio dell'Ottocento il principe di Valdina nella lunga controversia che l'oppose alle monache dell'Origlione, il cui monastero era vicino al palazzo della famiglia in via del Protonotaro.

Il Marvuglia lavorò ad alcuni progetti (palazzetto Coglitore e la chiesa di S. Francesco di Sales), col fratello Salvatore, sacerdote, matematico e architetto, morto nel 1802.

Gli venne assegnata la trasformazione della chiesa della Madonna del Lume, dove è sepolto.

Il figlio Alessandro Emanuele (1773-1845), anch'egli architetto, opera quale direttore dei lavori in molte delle architetture progettate dal padre.

La villa Monroy di Pandolfina è l'unica opera interamente a lui attribuita.

Successe al padre nella cattedra di architettura civile.

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