Consulta l'archivio biografico
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Nato nel 1772 e morto di colera nel 1837.
Fu allievo di Antonio Manno e del Sozzi; a vent'anni fu a Roma dove frequentò la scuola del Wicar, avendo come colleghi il Camuccini e il Benvenuti.
Fu amico di Vincenzo Monti del quale realizzò un ritratto. Nel 1799 soggiornò a Napoli e fece ritorno a Palermo nel 1800.
Sposò la figlia del Velasco, sostituendo il suocero all'Accademia del nudo alla morte di questi avvenuta nel 1828. Conobbe approfonditamente la pittura rinascimentale e seicentesca e fu un artista versatile, con un linguaggio che, nelle prove migliori, riuscì a fondere felicemente elementi neoclassici e suggestioni romantiche.
Secondo Maria Accascina il Riolo, tornato nella sua Comune venne ritenuto "creatore della grande riforma del colorito, della composizione, della macchia pittorica [.. .]". Decorò a fresco i palazzi Tasca, Gangi, la real Casina della Favorita, la chiesa dell'Olivella, la reggia di Ficuzza.
Le sue opere si conservano in collezioni pubbliche e private. Il nipote Rosario (1808-1886) fu mosaicista e pittore di paesaggi a olio e vedute.
Prese parte nel 1832, col gruppo guidato dallo zio materno Pietro Casamassima, all'esecuzione dei mosaici del portico esterno della Cappella Palatina, Davide che perdona Semei, su cartone del Villareale e di Re Ruggero che porge il diploma al Ciantro in ginocchio su cartone dello zio Vincenzo.
Partecipò ai restauri avviati sui mosaici della Cappella nel 1840 da Ferdinando II, restaurò anche i mosaici del Duomo di Cefalù. Fu pure illustratore e lasciò una nutrita schiera di discepoli.
Il figlio Tommaso (1815- 1886), anche lui pittore, recepì con sensibilità le esperienze coloristiche proprie delle correnti meridionali, dando vita a quadri con scorci e vedute prospetti "veristicamente analizzati".