Consulta l'archivio biografico
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Nato intorno al 1485 e morto a Roma nel 1560.
Studiò con passione le lettere latine e giovanissimo abbracciò la vita ecclesiastica.
Nel 1510 si recò a Roma, accolto nell'Accademia letteraria di Giano Coricio, dove si impose all'attenzione di tutti con il bel panegirico in onore di Imperia, una donna bellissima morta a soli 26 anni, ammirata e corteggiata da tutti gli amici.
Seguendo il gusto del tempo, mutò il proprio nome di battesimo Giovanni in Giano.
Compose epigrammi, panegirici, meditazioni, orazioni e i celebri Inni alla Trinita' dedicati a Leone X, formati da tre libri, ciascuno di 333 esametri.
ll Papa volle premiarlo conferendogli la cittadinanza romana e creandolo contemporaneamente abate e conte palatino.
Alla morte del Pontefice, ne scrisse l'epitaffio sulla tomba.
Con il sacco di Roma, nel 1527, l'Accademia decadde ed a stento egli riuscì a salvare la vita.
Tra la altre sue opere, ricordiamo: 'Elogia Romanorum Pontificum Maximorum', dedicati a Giulio III (1550); il poema 'Bellum Africa', nel quale elogia il vicerè Giovanni de Vega, vincitore del temuto corsaro Dragut; un'altra raccolta di elogi al papa Giulio III, alla Chiesa romana ed ai cardinali del Sacro Collegio.
Nel 1816, le sue opere vennero raccolte in un unico volume e pubblicate col titolo 'lani Vitalis panormitani opera'