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Stagno Roberto
Stagno Roberto
(Tenore)

Nato a Palermo l'undici ottobre 1840 e morto a Genova il 26 aprile 1897.

Si chiamava Vincenzo Andreoli Stagno, era di bello ed elegante aspetto, appartenente ad una famiglia nobile ed agiata.

Aveva studiato legge, era un collezionista d'arte e possedeva delle splendide ville. Nonostante fosse avversato dal padre che trovava la carriera disdicevole, riuscì con tenacia ad imporsi. Studiò dapprima a Palermo con Cantelli, maestro anche di Sammarco, e poi a Milano con Lamperti.

Nel 1862 fece il suo debutto a Lisbona nel ruolo di Rodrigo dell' "Otello" rossiniano, mentre nel 1865 fu Faone nella "Saffo" di Pacini. Ottenne un grande successo al Real di Madrid interpretando "Roberto il Diavolo" di Meyerbeer, sua opera preferita; il 1868 lo vide presente al teatro Bolscioj di Mosca; nel 1879 è a Buenos Aires.

La sua carriera italiana iniziò nel 1870 con il debutto al teatro Apollo di Roma negli "Ugonotti" e poi il "Trovatore" e l' "Otello" di Rossini; non cantò mai alla Scala.

I suoi personaggi preferiti furono Don Ottavio, Raoul degli Ugonotti, Pollione, Elvino, Poliuto, Faust, Manrico, Otello, Gennaro della Borgia, Radames e Lohengrin.

Fu con Masini e Gayarre uno dei tre ultimi tenori romantici interprete di riferimento del "Grand Operas" di Meyerbeer, di cui cantò anche l'Africana.

Incarnò l'eroe romantico dotato di una voce assai estesa, capace di spaziare dal conte di Almaviva  all'Otello; come cantante era di eccezionale statura, eseguiva magistralmente le agilità disponendo di una mezza voce dolcissima e si giovava di acuti lucenti e timbrati.

Nel 1883 abbandonò la moglie e i sei figli e si unì a Gemma Bellincioni, grandissima cantante-attrice che lo persuase ad interpretare l'opera verista, non a caso fu il primo interprete della "Cavalleria Rusticana di Mascagni".

Fu l'unico tenore di quel tempo che abbracciò un repertorio senza limiti, dalle opere antiche a quelle contemporanee. Il mago siciliano, come lo chiamavano i suoi ammiratori spagnoli, poteva permettersi di sospirare soltanto metà della sua parte per cantare veramente l'altra metà e sollevare a suo piacere l'entusiasmo del pubblico.

Scelse come dimora preferita il suo palazzo di Margellina a Napoli, che sembrava una reggia per gli addobbi aristocratici e preziosi. Vi passò giorni felici, ma dovette affrontare il dolore di lasciarlo allorchè fu messo in vendita con tutti i tesori che conteneva: l'uomo aveva troppo amato e sofferto,  le preoccupazioni della vita e del teatro lo avevano molto logorato e, continuando tuttavia a lottare, mori d'infarto sulla scena.
 

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