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Florio Ignazio
(Industriale)

Nato a Palermo nel 1838 e morto nel 1891

Dopo gli studi iniziò la sua collaborazione con il padre Vincenzo nelle numerose imprese familiari.

Quale fu il suo ruolo all'ombra del padre si può facilmente comprendere quando gli subentrò dopo la sua morte nel 1868, in tutte le imprese e mostrò di avere padronanza di ogni parte dell'impero industriale e le idee chiare su complessi interventi nei vari rami, utilizzando le più moderne tecnologie.

I successi economici e di sviluppo del gruppo ebbero una spinta in avanti, quadruplicando addirittura il capitale.

Sommariamente, le imprese gestite furono: le tonnare di Favignana e Formicola, le aziende vinicole di Marsala, la Fonderia Oretea.

Con lui vi fu l'incremento della società dei sommacchi di Vincenzo e Ignazio Florio, della flotta del gruppo con lo svolgimento anche dei servizi marittimi postali e, nel 1882, la fusione con la società Ribattino, del cantiere navale con gli stabilimenti meccanici ed il bacino di carenaggio.

A questi successi corrisposero i riconoscimenti politici, come la sua nomina a senatore nel 1883.

Dal matrimonio con Giovanna d'Ondes nacquero numerosi figli, di cui uno, Vincenzo, morì a 14 anni.

Per dare un'idea di quanto la Comune di Palermo e tutta la nazione gli siano riconoscenti, al di là delle espressioni retoriche, basta citare un tratto del discorso pronunciato dal presidente del Senato il 25 maggio del 1891: "Nè calcolo da mercante lo distolse mai da ciò che al benessere di Palermo e della Sicilia potesse contribuire. Anzi, l'affetto cittadino soverchiò sempre le grette ragioni del tornaconto particolare; sempre al mobilissimo intento, non furongli gravi, studio, cura, sacrifici".

Gli fece eco il marchese Antonio di Rudinì presidente del Consiglio dei ministri: "Ignazio Florio non ebbe che un solo programma: mantenere ed accrescere il glorioso retaggio della Casa di cui egli era il capo. Per questo fine, egli prese il suo posto di combattimento nella vita e lo conservò sino all'ultimo, senz'altro scopo esteriore, senza neppure mostrare di gioire del trionfo, senza neppure accorgersi della grandezza raggiunta".

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