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Periodo di riferimento 2019
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Capitolo 3 - Demografia

Il Censimento permanente della popolazione

Il 15 dicembre 2020, con il rilascio da parte dell’Istat dei primi dati relativi alle edizioni del 2018 e del 2019, ha preso avvio la diffusione progressiva e continua dei risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, prevista con cadenza annuale. Rispetto ai censimenti tradizionali vi è un grande vantaggio in termini di frequenza di aggiornamento delle informazioni e di tempestività nel rilascio delle stesse.

Le prime informazioni diffuse riguardano la popolazione per sesso, età e cittadinanza, il grado di istruzione e la condizione professionale.

A Palermo, al 31 dicembre 2019, sono state censite 647.422 persone, di cui 309.030 maschi e 338.392 femmine.

Rispetto al 2018 si è registrata una diminuzione di 5.298 abitanti, pari allo 0,8%, mentre rispetto al Censimento del 2011 la diminuzione è di 10.139 abitanti, pari all’1,5% (graf. 3.1).

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Grafico 3.1: Popolazione residente ai censimenti

Questi dati confermano il trend decrescente del numero di persone residenti a Palermo che si registra già da diversi anni. Osservando i dati riferiti ai censimenti passati, si può notare come il picco sia stato raggiunto nel 1981, con quasi 702 mila persone residenti, che 10 anni dopo si sono ridotte a quasi 699 mila unità, per poi flettere a 686.722 residenti nel 2001 e – infine – a 657.561 residenti nel 2011 e 647.422 nel 2019.

I risultati del censimento confermano Palermo come la quinta città italiana per dimensione demografica, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino, e prima di Genova.

La popolazione per sesso

I residenti di sesso maschile sono 309.030, in diminuzione  di 2.672 unità rispetto al 2018, mentre i residenti di sesso femminile sono 338.392, in diminuzione di 2.626 unità rispetto al 2018. I residenti maschi costituiscono il 47,8% del totale, contro il 52,2% di sesso femminile (cfr. graf. 3.2).

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Grafico 3.2: Popolazione residente per sesso

Il tasso di mascolinità, ovvero il numero di uomini ogni 100 donne, è pari a 91,3 (nel 2018 era 91,4).

Il movimento naturale

Con riferimento al movimento naturale della popolazione, nel corso del 2019 si sono registrati 5.4 nati, in diminuzione di 142 unità (-2,5%) rispetto al 2018. Il numero dei nati si conferma pertanto ai minimi degli ultimi 50 anni[1]. I nati di sesso maschile sono stati 2.835, in diminuzione del 3,9% rispetto al 2018, mentre quelli di sesso femminile 2.659, in diminuzione dell’1,0%.

Il numero dei decessi nel 2019 è stato pari a 6.502 unità, in diminuzione del 2,9% rispetto al 2018. I morti di sesso maschile sono stati 2.919, in diminuzione del 5,9% rispetto al 2018, mentre quelli di sesso femminile 3.583, in diminuzione dello 0,3% rispetto al 2018.

La serie storica a partire dal 1980 del numero di nati e di morti fa registrare un trend crescente del numero di morti (+14,1% dal 1980 al 2019), ed un trend fortemente decrescente del numero dei nati (-57,6% dal 1980 al 2019, cfr. graf. 3.3).

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Grafico 3.3: Nati e morti dal 1980 al 2019

Il saldo naturale, ovvero la differenza fra nati e morti, che nel 1980 era pari a +7.248, e che per tutti gli anni ’80 ha oscillato intorno a quota 5 mila, a partire dal 1998 è sceso sotto quota 2.000, e nel 2007 è sceso per la prima volta sotto quota mille. Negli anni successivi il saldo è ulteriormente sceso, fino a quota 459 nel 2009 per poi risalire nel 2010 a 514. Nel 2011 il saldo naturale ha ripreso a diminuire, e nel 2012 per la prima volta è risultato negativo, con il numero di morti superiore di 212 unità rispetto al numero di nati. Anche nel 2019 il numero di morti ha superato il numero di nati, con un saldo negativo di 1.008 unità (graf. 3.4).

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Grafico 3.4: Saldo naturale dal 1980 al 2019

Fra le principali cause di morte del 2019, primeggiano – come negli anni passati – quelle legate a malattie del sistema circolatorio (28,4% del totale dei decessi), ai tumori (24,4% del totale dei decessi), a malattie delle ghiandole endocrine nutrizionali metaboliche e disturbi immunitari (17,1% del totale dei decessi) e a malattie dell’apparato respiratorio (14,1% del totale dei decessi) (graf. 3.5).

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Grafico 3.5: Decessi per grandi gruppi di cause di morte

Il movimento migratorio

Con riferimento al movimento migratorio (al netto delle iscrizioni e delle cancellazioni per altri motivi), si sono registrati 9.360 immigrati, in aumento del 3,5% rispetto al 2018. Con riferimento alla provenienza, sono aumentati gli immigrati da altri comuni italiani (7.878, +5,0%) mentre sono diminuiti gli immigrati dall’estero (1.482, -3,8%).

In termini di composizione percentuale, l’84,2% degli immigrati proviene da altri comuni del territorio nazionale, mentre il 15,8% dall’estero. Rispetto al 2018 è aumentata la quota di immigrati da altri comuni italiani, mentre è diminuita la quota di immigrati dall’estero: le due percentuali erano rispettivamente 83,0% e 17,0%.

Sul fronte delle cancellazioni, si sono registrati 12.893 emigrati, in aumento del 3,9% rispetto al 2018. Con riferimento alla destinazione, sono aumentati gli emigrati verso altri comuni italiani (11.521, +4,6%), mentre sono diminuiti gli emigrati verso l’estero (1.372, -1,7%).

In termini di composizione percentuale, l’89,4% degli emigrati si è diretto verso altri comuni del territorio nazionale, mentre il 10,6% si è diretto verso l’estero. Rispetto al 2018 è leggermente aumentata la quota di emigrati verso altri comuni italiani, mentre è diminuita la quota di emigrati verso l’estero: le due percentuali erano rispettivamente 88,8% e 11,2%.

Il graf. 3.6 riporta la serie storica a partire dal 1980 degli immigrati e degli emigrati.

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Grafico 3.6: Immigrati ed emigrati dal 1980 al 2019

Il numero di immigrati evidenzia una sostanziale stabilizzazione, da circa un quindicennio, intorno a 10-12 mila unità l’anno, anche se negli ultimi anni sembra manifestarsi un trend decrescente.

Il numero di emigrati, dopo essersi anch’esso essersi stabilizzato, nell’ultimo decennio, fra 14 e 16 mila unità l’anno, nell’ultimo periodo è significativamente diminuito, fino ad attestarsi intorno a quota 12 mila.

Il saldo migratorio, pari alla differenza fra immigrati ed emigrati, nell’arco di tempo considerato (a partire dal 1980), è sempre risultato negativo, con la sola eccezione del 1981 e del 1982, gli unici due anni in cui il numero degli immigrati è stato superiore al numero degli emigrati.

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Grafico 3.7: Saldo migratorio dal 1980 al 2019

Più in particolare, per buona parte degli anni ’80 il saldo migratorio ha oscillato intorno allo zero, con un picco positivo di + 2.502 registrato nel 1981 e un picco negativo di -1.850 registrato nel 1985, salvo poi precipitare nel 1989 fino a -5.906. Negli anni successivi, si è registrato un progressivo miglioramento del saldo migratorio, fino a raggiungere, nel 1997, il valore di -1.660; successivamente, si è registrata una nuova inversione di rotta, e il saldo migratorio è tornato ad oscillare fra -4 e -6 mila. A partire dal 2005, infine, la differenza fra emigrati e immigrati è andata riducendosi fino al valore di -720 unità del 2010, valore più basso degli ultimi 20 anni. Nel 2014 il saldo è tornato a crescere in senso negativo, e nel 2015 si è attestato a quota -3.329, per poi rimbalzare nel 2016 a -2.336. Il 2019 si è chiuso con un saldo negativo di 3.533 unità (graf. 3.7)

La piramide delle età

La struttura per età della popolazione al 31/12/2019 (piramide delle età, cfr. graf. 3.8), descrive la popolazione di Palermo come una popolazione matura decrescente, in cui cioè vi è un debole ricambio, con un numero in diminuzione di anno in anno di nascite ed un ritmo di eliminazione per morte molto debole.

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Grafico 3.8: Piramide delle età

Gli stranieri

A Palermo, al 31 dicembre 2019, risultano iscritti in anagrafe 25.522 cittadini stranieri. Rispetto al 2018 il numero degli stranieri residenti è diminuito di 231 unità (-0,9%). Nel 2014, in conseguenza del completamento delle operazioni di revisione dell’archivio anagrafico sulla base dei risultati del 15° Censimento generale della popolazione, il numero di cittadini stranieri era diminuito del 15,2%. Erano infatti stati cancellati dall’anagrafe tutti i cittadini stranieri che non sono stati censiti nel 2011 e per i quali gli ulteriori accertamenti predisposti dal Servizio Anagrafe hanno dato esito negativo.

Nei cinque anni compresi fra il 2014 e il 2019, il numero degli stranieri è diminuito dell1,8%. Se però allarghiamo il confronto al decennio compreso fra il 2009 e il 2019, si registra un incremento del 5,4%.

Se poi, per una completa valutazione del fenomeno, consideriamo anche i cittadini stranieri che negli anni hanno acquisito la cittadinanza italiana, la presenza straniera diventa più consistente: sommando gli stranieri residenti (25.522) e gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana (4.002), ci avviciniamo a quota 30 mila (29.524), valore più elevato del 17,4% rispetto al 2009 e del 4,4% rispetto al 2014.

L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione è passata dal 3,7% del 2009, al 4% del 2010, al 4,5% del 2012 e del 2013. Nel 2014, a causa del ridimensionamento determinato dalla revisione anagrafica, l’incidenza è scesa al 3,8%, nei due anni successivi è risalita al 4%, nel 2017 è scesa al 3,8% e nel 2018 è risalita al 3,9%. A queste percentuali va poi aggiunta l’incidenza dei cittadini stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, pari allo 0,1% nel 2009 e cresciuta fino allo 0,7% nel 2018 (nel 2019 è pari allo 0,6%).

L’analisi delle aree geografiche di provenienza fa emergere che oltre un terzo (il 35,5%) degli stranieri residenti a Palermo al 31 dicembre 2019 sono cittadini di un Paese dell’Asia Centro Meridionale. Seguono i cittadini dei Paesi dell’Africa Occidentale (17,9% del totale degli stranieri), quelli dell’Unione Europea (16,4%), quelli dei Paesi dell’Asia Orientale (11,1%), dell’Africa Settentrionale (8,8%) e dell’Africa Orientale (4,2%).

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Grafico 3.9: Stranieri per area geografica di provenienza

Rispetto al 2018, limitando l’analisi alle variazioni più rilevanti in valore assoluto, i cittadini dell’Africa Occidentale sono diminuiti del 2,1%, i cittadini  dell’Africa Settentrionale sono diminuiti del 2,8%, i cittadini dell’Africa Orientale sono diminuiti del 3% e i cittadini dell’Unione Europea sono diminuiti dello 0,5%.

Approfondendo ulteriormente l’analisi, e passando dalle aree geografiche ai singoli Paesi di provenienza, emerge che a Palermo vivono due consistenti comunità straniere, che da sole assorbono oltre un terzo del totale degli stranieri: i bengalesi (cittadini del Bangladesh) e i singalesi (cittadini dello Sri Lanka).

I primi al 31 dicembre erano 5.405 pari al 21,2% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in aumento dell’1,2% rispetto al 2018.

I singalesi al 31 dicembre 2019 erano 3.428, pari al 13,4% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in diminuzione rispetto al 2018 (-1,5%).

Seguono, quindi, i rumeni, con 3.214 residenti (12,6% del totale degli stranieri), i ghanesi, con 2.586 residenti (10,1%), i filippini, con 1.761 residenti (6,9%), i tunisini, con 1.056 residenti (4,1%), i marocchini, con 1.026 residenti (4,0%), i cinesi, con 997 residenti (3,9%), i mauriziani, con 867 residenti (3,4%), e via via tutti gli altri Paesi, per un totale di 130 diverse cittadinanze.

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Grafico 3.10: Stranieri per Paese di provenienza

La diminuzione del numero di stranieri registrato nel 2019 (come già ricordato -231 unità) è stata determinata principalmente dalla diminuzione dei cittadini del Ghana (-95 unità), della Romania (-63) e dello Sri Lanka (-52).

Gli aumenti più consistenti si sono invece registrati fra i cittadini del Bangladesh (+66 unità), del Regno Unito (+16)e del Mali (+12).

I matrimoni

A Palermo nel 2019 sono stati celebrati 2.615 matrimoni, 372 in meno rispetto al 2018 (-12,5%).

Rispetto al 2009 il numero dei matrimoni è in forte diminuzione: -911 unità, pari a -25,8%.

Approfondendo l’analisi per rito, si rileva che nel 2019 sono diminuiti sia i matrimoni religiosi (-11,9%) che i matrimoni civili (-13,5%). Rispetto al 2009, invece, i matrimoni civili sono diminuti del 6,2%, mentre i matrimoni religiosi sono diminuiti del 32,8%.

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Grafico 3.11 Matrimoni per rito dal 2009 al 2019

Nei dieci anni in esame, la quota di matrimoni civili sul totale è passata dal 26,2% del 2009 al 33,2% del 2019: in altre parole, nel 2009 un matrimonio su quattro era celebrato con rito civile, nel 2019 uno su tre.

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Grafico 3.12 Matrimoni per rito dal 2009 al 2019

Nel 2019 i mesi in cui si sono celebrati più matrimoni sono stati quelli estivi: da giugno a settembre si sono celebrati 1.798 matrimoni, pari al 68,8% del totale. I mesi con il minor numero di celebrazioni sono stati invece i primi tre mesi dell’anno e il mese di novembre. La stagionalità è molto più evidente nei matrimoni con rito religioso: 1.1.346 matrimoni religiosi, pari al 77,0%, sono stati celebrati nei mesi estivi, mentre soltanto 9, pari allo 0,5%, nei primi tre mesi dell’anno.

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Grafico 3.13 Matrimoni per rito e mese

Con riferimento ai giorni della settimana, il venerdì (19,8% del totale) e – soprattutto – il sabato (30,9% del totale) sono le giornate in cui nel 2019 si è celebrato il maggior numero di matrimoni.

Anche in questo caso il fenomeno è più accentuato per i matrimoni religiosi (19,6% il venerdì e 36,1% il sabato), mentre per i matrimoni civili la distribuzione fra i giorni della settimana è più equilibrata.

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Grafico 3.14 Matrimoni per rito e giorno della settimana

La distribuzione dei matrimoni per l’età degli sposi evidenzia – più in generale – che, mediamente, le donne si sposano prima degli uomini (graf. 3.15). Per le donne, la classe di età al matrimonio con la maggiore frequenza è “25-29 anni”, mentre per gli uomini è “30-34 anni”.

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Grafico 3.15 Matrimoni per età degli sposi

Il titolo di studio prevalente per gli sposi di entrambi i sessi è la licenza di scuola media superiore, seguito dalla licenza di scuola media inferiore (graf. 3.16).

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Grafico 3.16 Matrimoni per titolo di studio degli sposi


[1] Negli anni ’60 si registravano oltre 13 mila nati l’anno, e ancora negli anni ’80 il numero dei nati superava le 10 mila unità l’anno

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