Cos'è
Silvio Orlando è il protagonista di Ciarlatani, brillante commedia del drammaturgo e regista spagnolo Pablo Remón (vincitore del Premio Nacional de Literatura Dramàtica e del Premio Lope de Vega per il Teatro), che debutta al Teatro Biondo di Palermomartedì 18 novembre alle ore 21.00. Al fianco di Orlando recitano Francesca Botti, Davide Cirri, Blu Yoshimi; le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Ornella e Marina Campanale e le luci di Luigi Biondi. Lo spettacolo, prodotto da Cardellino S.r.l., Spoleto Festival dei Due Mondi e Teatro di Roma - Teatro Nazionale, replica al Teatro Biondo fino al 23 novembre. Ciarlatani racconta la storia di alcuni personaggi legati al mondo del cinema e del teatro: Anna Velasco è un’attrice la cui carriera è in fase di stallo, dopo aver recitato in piccole produzioni di opere classiche, lavora come insegnante di pilates e nei fine settimana fa teatro per bambini; Diego Fontana è un regista di successo di film commerciali che si sta imbarcando nella grande produzione di una serie da girare in tutto il mondo con star internazionali. Un incidente lo porterà ad affrontare una crisi personale e a ripensare la sua carriera. Questi due personaggi sono collegati dalla figura del padre di Anna, Eusebio Velasco, regista di culto degli anni ’80, scomparso e isolato dal mondo. La regia di Pablo Remón alterna registri e stili diversi: il racconto di Anna ha uno stile eminentemente cinematografico, con un narratore che ci guida, e in cui sogno e realtà si confondono; la storia di Diego è un’opera teatrale più classica, rappresentata in spazi più realistici; e infine c’è, a mo’ di pausa o parentesi, una autofiction in cui l’autore dell’opera a cui stiamo assistendo si difende dalle accuse di plagio. Ciarlatani è una commedia sulle aspirazioni, le idiosincrasie, le virtù e le miserie del mondo dello spettacolo, nella quale quattro attori viaggiano attraverso decine di personaggi, in spazi e tempi diversi, costruendo una satira geniale e coinvolgente sul mondo del teatro e dell’audiovisivo, ma è anche una riflessione autoironica sul successo, sul fallimento e sui ruoli che si recitano, dentro e fuori la finzione.