Cos'è
In occasione della Giornata della legalità del 23 maggio, Scena Nostra la rassegna dello Spazio Franco dedicata al meglio della drammaturgia contemporanea, propone un appuntamento speciale: l’atteso ritorno in scena di Storie di noi (in replica il 24 maggio), successo teatrale nato dal testo di Beatrice Monroy con in scena Giuseppe Provinzano che ne cura anche la regia. Lo spettacolo -produzione di Babel in collaborazione con la Fondazione Giovanni Falcone- da Palermo ha girato l’Italia intera raccontando i 52 giorni tra la strage di Capaci e via D’Amelio, e come quelle due bombe abbiano cambiato per sempre la vita dei palermitani e di tutto il Paese.
Monroy e Provinzano, due palermitani di due diverse generazioni, con un diverso background e un differente vissuto. Due diversi approcci al teatro e alla scrittura scenica che si ritrovano a confrontarsi, a discutere, a scambiarsi racconti inediti, veri, verosimili e/o ispirati a fatti realmente accaduti, attorno a quelle che chiamiamo LE BOMBE. Quelle dalle quali non si è tornato indietro, lo spartiacque della nostra società contemporanea palermitana, quelle che si potevano evitare se, quelle che non si potevano evitare anche se …
Nello spettacolo, la drammaturgia originale, arricchita dalla drammaturgia sonora di Sergio Beercock, si sviluppa a partire dalle singole esperienze di altri: quella di una giovane madre di allora che si unì all’attivismo della società civileq, uella di un uomo che viveva in un quartiere di periferia fianco a fianco a chi vedeva tutta la vicenda con un’altra prospettiva; storie che si intrecciano con altre Storie Nostre, storie comuni, storie che hanno attraversato le carni, storie di palermitani qualunque... per trasmettere e restituire le emozioni non dette e quelle cancellate, le reazioni emotive per affrontare il passato e rinarrarlo. Riconoscere le nostre storie. Le storie di noi.
NOTE DI REGIA
Una struttura drammaturgica composta da racconti inediti, in uno spazio scenico il cui elemento predominante è il Lenzuolo Bianco: come quei tanti lenzuoli bianchi che coprirono le strade della città per coprire i tanti cadaveri, come quei tanti lenzuoli che sono diventati invece simbolo di un movimento anti-mafia. Un tappeto bianco che altro non è che la sagoma di Palermo che vedrà illuminati tutti quei luoghi in cui la Mafia (ci) ha colpito. All’interno di quest’ambiente scenografico, una macchina telecomandata, che ora è una Fiat Croma (l’auto di Falcone) ora una Fiat 126 Rossa (l’autobomba che uccise Borsellino), lega i racconti che s’intreccerannotra di loro, senza una consecutio logica diretta e/o didascalicamente narrativa ma con l’obiettivo di dare un punto di vista diverso: storie civili che affrontano i temi dell’AntiMafia né da un punto di vista storico, né cronachistico, né di denuncia ma da un punto di vista umano, con l’obiettivo di ricondurre ognuno ad una memoria legata ai quei giorni, non dando delle risposte ma facendo piuttosto sorgere delle domande,alimentando la Memoria Storica con la Memoria Personale: “Dov’ero il 23 maggio e il 19 luglio 1992?” “Cosa stavo facendo in quei giorni? “Come ho reagito? “Cosa ho fatto e cosa faccio io nella mia vita contro la Mafia?”
SINOSSI
In scena un uomo solo, un uomo che ha paura, che si guarda attorno con circospezione, un uomo che chiameremo "Tony": sembra un parcheggiatore abusivo o forse un venditore ambulante, una "sentinella" o un "fiancheggiatore", sicuramente è un uomo che ne ha “viste tante” e che sa qualcosa ma ... Tony non si rivela, non ci dice nulla di lui, non sappiamo nemmeno se si chiami davvero Tony, nasconde il suo segreto in questi 57 minuti in cui piuttosto ci racconta di quei 57 giorni che hanno diviso la Strage di Capaci con quella di Via D’Amelio da un punto di vista inedito: quello dei palermitani comuni! Nessuna cronaca, nessuna inchiesta, nessuna (ennesima) interpretazione dei 2 Grandi giudici ma il racconto dell’impatto che quelle 2 bombe hanno avuto nelle vite di cittadini comuni: quello nelle vite di quei ragazzini delle periferie che vivevano molto vicini ai carnefici (come il regista Giuseppe Provinzano) e non capivano molto di quanto stesse accadendo, quello di quei cittadini di Palermo che hanno provato a reagire da subito (come l'autrice Beatrice Monroy), quello di una sposa che aspettava da tempo il 23 maggio o quello di chi il 19 luglio era a Mondello ecc. Poi c'é Tony: un uomo rimasto come ragazzino, che interpreta i vari personaggi che animano la drammaturgia, che racconta e interagisce con la drammaturgia sonora e che lo rimandano al passato e lo mettono di fronte al suo segreto: chi è? Da che parte sta? É una vittima o un carnefice? È uno di quegli uomini che ha voltato le spalle per quieto vivere, o ha chiuso gli occhi per connivenza, é tra quelli che ha avuto quel sussulto che ha rianimato una Città per spogliarla di quell’aurea nera che l’ammantava da troppo.