Quarantaduesimo anniversario strage via Pipitone Federico – Dichiarazioni del sindaco e del presidente del Consiglio comunale

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Il sindaco Roberto Lagalla ed il presidente del Consiglio comunale, Giulio Tantillo, hanno partecipato stamani in via Pipitone Federico alla commemorazione del giudice Rocco Chinnici

Data:

29 Luglio 2025

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Il sindaco Roberto Lagalla ed il presidente del Consiglio comunale, Giulio Tantillo, hanno partecipato stamani in via Pipitone Federico alla commemorazione del giudice Rocco Chinnici, ucciso quarantadue anni fa in un attentato mafioso in cui persero la vita anche i due carabinieri della scorta, Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta ed il portiere dello stabile in cui abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi.

«Ricordare Rocco Chinnici – ha dichiarato il sindaco - significa andare oltre la doverosa memoria rituale. Significa tornare a riflettere su una visione, su un’intuizione civile che ha cambiato per sempre il volto della giustizia in Italia. Chinnici non fu soltanto una vittima della mafia: fu un innovatore del pensiero antimafia, il primo a comprendere che il contrasto alla criminalità organizzata doveva essere corale, condiviso, collegiale. Da quella intuizione nacque il pool antimafia, non come struttura, ma come atto di fiducia reciproca, come cultura del lavoro di squadra.

Oggi, in un tempo in cui le mafie mutano linguaggi e forme, il messaggio di Chinnici resta attualissimo: non esistono anticorpi contro l’illegalità senza responsabilità collettiva. La sua eredità morale ci obbliga a non arretrare, a costruire una Palermo in cui la legalità non sia solo norma, ma coscienza viva, quotidiana, condivisa. Lo dobbiamo ai nostri giovani, lo dobbiamo a chi ha pagato con la vita il coraggio di scegliere da che parte stare.

Il nostro affettuoso omaggio è rivolto oggi anche ai carabinieri della sua scorta ed al portiere dello stabile, che con lui persero la vita».

Per il presidente del Consiglio comunale, «Rocco Chinnici fu l'ideatore del pool antimafia, fatto di importanza epocale, che lo colloca a pieno titolo nella storia della magistratura e della cultura giuridica del nostro paese. Ma Chinnici ebbe anche fondamentali intuizioni, sul piano giudiziario ed organizzativo, nelle indagini di mafia. Fu tra i primi magistrati ad andare nelle scuole a parlare con le nuove generazioni, convinto che "parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi, fa parte dei doveri di un giudice”. A lui ed alle altre vittime di quel vile attentato va oggi il nostro pensiero».

Ultimo aggiornamento: 29/07/2025


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