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Periodo di riferimento 2020
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Capitolo 3 - Demografia

Il Censimento permanente della popolazione

Il 15 dicembre 2020, con il rilascio da parte dell’Istat dei primi dati relativi alle edizioni del 2018 e del 2019, ha preso avvio la diffusione progressiva e continua dei risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, prevista con cadenza annuale. Rispetto ai censimenti tradizionali vi è un grande vantaggio in termini di frequenza di aggiornamento delle informazioni e di tempestività nel rilascio delle stesse.

A Palermo, al 31 dicembre 2020, sono state censite 637.885 persone, di cui 303.848 maschi e 334.037 femmine.

Rispetto al 2019 si è registrata una diminuzione di 9.537 abitanti, pari all’1,5%, mentre rispetto al Censimento del 2011 la diminuzione è di 19.676 abitanti, pari al 3,0% (graf. 3.1).

Grafico 3.1: Popolazione residente ai censimenti

3.1

Questi dati confermano il trend decrescente del numero di persone residenti a Palermo che si registra già da diversi anni. Osservando i dati riferiti ai censimenti passati, si può notare come il picco sia stato raggiunto nel 1981, con quasi 702 mila persone residenti, che 10 anni dopo si sono ridotte a quasi 699 mila unità, per poi flettere a 686.722 residenti nel 2001 e – infine – a 657.561 residenti nel 2011, 647.422 nel 2019 e 637.885 nel 2020.

I risultati del censimento confermano Palermo come la quinta città italiana per dimensione demografica, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino, e prima di Genova.

La popolazione per sesso

I residenti di sesso maschile sono 303.848, in diminuzione  di 5.182 unità rispetto al 2019, mentre i residenti di sesso femminile sono 334.037, in diminuzione di 4.335 unità rispetto al 2019. I residenti maschi costituiscono il 47,6% del totale, contro il 52,4% di sesso femminile (cfr. graf. 3.2).

Grafico 3.2: Popolazione residente per sesso

3.2

Il tasso di mascolinità, ovvero il numero di uomini ogni 100 donne, è pari a 91,0 (nel 2018 era 91,3).

Il movimento naturale

Con riferimento al movimento naturale della popolazione, nel corso del 2020 si sono registrati 5.163 nati, in diminuzione di 331 unità (-6,0%) rispetto al 2019. Il numero dei nati si conferma pertanto ai minimi degli ultimi 50 anni[1]. I nati di sesso maschile sono stati 2.639, in diminuzione del 6,9% rispetto al 2019, mentre quelli di sesso femminile 2.524, in diminuzione del 5,1%.

Il numero dei decessi nel 2020 è sensibilmente cresciuto rispetto al 2019, anche a causa dell’elevato numero di decessi provocato dalla pandemia da Covid-19. Nel 2020 si sono registrati 7.306 decessi, in crescita del 12,4% rispetto al 2019. I morti di sesso maschile sono stati 3.548, in aumento del 21,5% rispetto al 2019, mentre quelli di sesso femminile 3.758, in aumento del 4,9% rispetto al 2019.

La serie storica a partire dal 1980 del numero di nati e di morti fa registrare un trend crescente del numero di morti (+28,2% dal 1980 al 2020), ed un trend fortemente decrescente del numero dei nati (-60,1% dal 1980 al 2020, cfr. graf. 3.3).

Grafico 3.3: Nati e morti dal 1980 al 2020

3.3

Il saldo naturale, ovvero la differenza fra nati e morti, che nel 1980 era pari a +7.248, e che per tutti gli anni ’80 ha oscillato intorno a quota 5 mila, a partire dal 1998 è sceso sotto quota 2.000, e nel 2007 è sceso per la prima volta sotto quota mille. Negli anni successivi il saldo è ulteriormente sceso, fino a quota 459 nel 2009 per poi risalire nel 2010 a 514. Nel 2011 il saldo naturale ha ripreso a diminuire, e nel 2012 per la prima volta è risultato negativo, con il numero di morti superiore di 212 unità rispetto al numero di nati. Anche nel 2020 il numero di morti ha superato il numero di nati, con un saldo negativo di 2.143 unità (più del doppio rispetto all’anno prima, graf. 3.4).

Grafico 3.4: Saldo naturale dal 1980 al 2020

3.4

Fra le principali cause di morte del 2020, primeggiano – come negli anni passati – quelle legate a malattie del sistema circolatorio (27,8% del totale dei decessi) e ai tumori (22,1% del totale dei decessi), mentre sono cresciute quelle legate a malattie dell’apparato respiratorio (17,9% del totale dei decessi, mentre l’anno prima erano al 14,1%) (graf. 3.5).

Grafico 3.5: Decessi per grandi gruppi di cause di morte

3.5

Il movimento migratorio

Con riferimento al movimento migratorio (al netto delle iscrizioni e delle cancellazioni per altri motivi), si sono registrati 7.383 immigrati, in diminuzione del 21,1% rispetto al 2019. Con riferimento alla provenienza, sono sensibilmente diminuiti gli immigrati da altri comuni italiani (5.941, -24,6%) mentre sono lievemente diminuiti gli immigrati dall’estero (1.442, -2,7%).

In termini di composizione percentuale, l’80,5% degli immigrati proviene da altri comuni del territorio nazionale, mentre il 19,5% dall’estero. Rispetto al 2019 è diminuita la quota di immigrati da altri comuni italiani, mentre è aumentata la quota di immigrati dall’estero: le due percentuali erano rispettivamente 84,2% e 15,8%.

Sul fronte delle cancellazioni, si sono registrati 11.249 emigrati, in diminuzione del 12,8% rispetto al 2019. Con riferimento alla destinazione, sono diminuiti gli emigrati verso altri comuni italiani (9.860, -14,4%), mentre sono lievemente aumentati gli emigrati verso l’estero (1.389, +1,2%).

In termini di composizione percentuale, l’87,7% degli emigrati si è diretto verso altri comuni del territorio nazionale, mentre il 12,3% si è diretto verso l’estero. Rispetto al 2019 è leggermente aumentata la quota di emigrati verso altri comuni italiani, mentre è diminuita la quota di emigrati verso l’estero: le due percentuali erano rispettivamente 89,4% e 10,6%.

Il graf. 3.6 riporta la serie storica a partire dal 1980 degli immigrati e degli emigrati.

Grafico 3.6: Immigrati ed emigrati dal 1980 al 2020

3.6

Il numero di immigrati evidenzia una sostanziale stabilizzazione, da circa un quindicennio, intorno a 10-12 mila unità l’anno, anche se negli ultimi anni sembra manifestarsi un trend decrescente, fortemente accentuato nel 2020 (probabile conseguenza degli effetti dell’emergenza sanitaria).

Il numero di emigrati, dopo essersi anch’esso essersi stabilizzato, nell’ultimo decennio, fra 14 e 16 mila unità l’anno, nell’ultimo periodo è significativamente diminuito, fino ad attestarsi intorno a quota 12 mila. Anche per gli emigrati nel 2020 si è registrata una sensibile diminuzione (probabile conseguenza degli effetti dell’emergenza sanitaria).

Il saldo migratorio, pari alla differenza fra immigrati ed emigrati, nell’arco di tempo considerato (a partire dal 1980), è sempre risultato negativo, con la sola eccezione del 1981 e del 1982, gli unici due anni in cui il numero degli immigrati è stato superiore al numero degli emigrati.

Grafico 3.7: Saldo migratorio dal 1980 al 2020

3.7

Più in particolare, per buona parte degli anni ’80 il saldo migratorio ha oscillato intorno allo zero, con un picco positivo di + 2.502 registrato nel 1981 e un picco negativo di -1.850 registrato nel 1985, salvo poi precipitare nel 1989 fino a -5.906. Negli anni successivi, si è registrato un progressivo miglioramento del saldo migratorio, fino a raggiungere, nel 1997, il valore di -1.660; successivamente, si è registrata una nuova inversione di rotta, e il saldo migratorio è tornato ad oscillare fra -4 e -6 mila. A partire dal 2005, infine, la differenza fra emigrati e immigrati è andata riducendosi fino al valore di -720 unità del 2010, valore più basso degli ultimi 20 anni. Nel 2014 il saldo è tornato a crescere in senso negativo, e nel 2015 si è attestato a quota -3.329, per poi rimbalzare nel 2016 a -2.336. Il 2020 si è chiuso con un saldo negativo di 3.866 unità (graf. 3.7)

La piramide delle età

La struttura per età della popolazione al 31/12/2020 (piramide delle età, cfr. graf. 3.8), descrive la popolazione di Palermo come una popolazione matura decrescente, in cui cioè vi è un debole ricambio, con un numero in diminuzione di anno in anno di nascite ed un ritmo di eliminazione per morte molto debole.

Grafico 3.8: Piramide delle età

3.8

Gli stranieri

A Palermo, al 31 dicembre 2020, risultano iscritti in anagrafe 25.445 cittadini stranieri. Rispetto al 2019 il numero degli stranieri residenti è diminuito di 77 unità (-0,3%). Nel 2014, in conseguenza del completamento delle operazioni di revisione dell’archivio anagrafico sulla base dei risultati del 15° Censimento generale della popolazione, il numero di cittadini stranieri era diminuito del 15,2%. Erano infatti stati cancellati dall’anagrafe tutti i cittadini stranieri che non sono stati censiti nel 2011 e per i quali gli ulteriori accertamenti predisposti dal Servizio Anagrafe hanno dato esito negativo.

Nei cinque anni compresi fra il 2015 e il 2020, il numero degli stranieri è diminuito del 4,5%. Se allarghiamo il confronto al decennio compreso fra il 2010 e il 2020, si registra un una diminuzione del 3,1%.

Se poi, per una completa valutazione del fenomeno, consideriamo anche i cittadini stranieri che negli anni hanno acquisito la cittadinanza italiana, la presenza straniera diventa più consistente: sommando gli stranieri residenti (25.445) e gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana (4.327), ci avviciniamo a quota 30 mila (29.772), valore più elevato dell’8,5% rispetto al 2010 e del’1,1% rispetto al 2015.

L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione è passata dal 4% del 2010, al 4,5% del 2012 e del 2013. Nel 2014, a causa del ridimensionamento determinato dalla revisione anagrafica, l’incidenza è scesa al 3,8%, nei due anni successivi è risalita al 4%, valore intorno al quale continua ad oscillare. A queste percentuali va poi aggiunta l’incidenza dei cittadini stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, pari allo 0,2% nel 2010 e cresciuta fino allo 0,7% nel 2020.

L’analisi delle aree geografiche di provenienza fa emergere che oltre un terzo (il 34,6%) degli stranieri residenti a Palermo al 31 dicembre 2020 sono cittadini di un Paese dell’Asia Centro Meridionale. Seguono i cittadini dei Paesi dell’Africa Occidentale (18,7% del totale degli stranieri), quelli dell’Unione Europea (16,0%), quelli dei Paesi dell’Asia Orientale (11,0%), dell’Africa Settentrionale (8,7%) e dell’Africa Orientale (4,1%).

Grafico 3.9: Stranieri per area geografica di provenienza

3.9

Rispetto al 2019, limitando l’analisi alle variazioni più rilevanti in valore assoluto, i cittadini dell’Unione Europea sono diminuiti del 3,1%, i cittadini degli altri Paesi d’Europa sono aumentati del 943,8% (variazione che si spiega con la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea), i cittadini dell’Africa Occidentale sono aumentati del 3,9% e i cittadini dell’Asia Centro Meridionale sono diminuiti del 2,7%.

Approfondendo ulteriormente l’analisi, e passando dalle aree geografiche ai singoli Paesi di provenienza, emerge che a Palermo vivono quattro consistenti comunità straniere, che da sole assorbono oltre la metà del totale degli stranieri: i bengalesi (cittadini del Bangladesh), i singalesi (cittadini dello Sri Lanka), i rumeni e i ghanesi.

I primi al 31 dicembre 2020 erano 5.341 pari al 21,0% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in diminuzione dell’1,2% rispetto al 2019.

I singalesi erano 3.270, pari al 12,9% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in diminuzione rispetto al 2019 (-4,6%).

I rumeni erano 3.205, pari al 12,6% del totale, in diminuzione dello 0,3% rispetto al 2019.

I ghanesi erano 2.611, pari al 10,3% del totale, in aumento dell’1,0% rispetto al 2019.

Seguono, quindi, i filippini, con 1.756 residenti (6,9%), i tunisini, con 1.042 residenti (4,1%), i cinesi, con 984 residenti (3,9%), i marocchini, con 979 residenti (3,8%), i mauriziani, con 832 residenti (3,3%), e via via tutti gli altri Paesi, per un totale di 130 diverse cittadinanze.

Grafico 3.10: Stranieri per Paese di provenienza

3.10

La diminuzione del numero di stranieri registrato nel 2020 (come già ricordato -77 unità) è stata determinata principalmente dalla diminuzione dei cittadini dello Sri Lanka (-158 unità), del Bangladesh (-64) e del Marocco (-47).

Gli aumenti più consistenti si sono invece registrati fra i cittadini della Nigeria (+85 unità), del Regno Unito (+25) e del Ghana (+25).

I matrimoni

I matrimoni hanno fortemente risentito dell’emergenza sanitaria che ha caratterizzato gran parte del 2020 e delle conseguenti misure di contenimento dei contagi adottate dal Governo. A Palermo nel 2020 sono stati celebrati soltanto 1.233 matrimoni, meno della metà rispetto al 2019 (-52,8%).

Rispetto al 2010 la diminuzione del numero dei matrimoni è ancora maggiore: -2206 celebrazioni, pari a -64,1%.

Approfondendo l’analisi per rito, si rileva che nel 2020 sono diminuiti maggiormente i matrimoni religiosi (-64,3%) rispetto ai matrimoni civili (-29,8%). Rispetto al 2010, invece, i matrimoni civili sono diminuiti del 29,5%, mentre i matrimoni religiosi sono diminuiti del 75,8%.

Grafico 3.11 Matrimoni per rito dal 2010 al 2020

3.11

Nei dieci anni in esame, la quota di matrimoni civili sul totale è passata dal 26,2% del 2009 al 33,2% del 2019: in altre parole, nel 2009 un matrimonio su quattro era celebrato con rito civile, nel 2019 uno su tre. Nel 2020 il crollo dei matrimoni religiosi ha fatto sì che la quota dei matrimoni civili salisse fino al 49,4% del totale dei matrimoni.

Grafico 3.12 Matrimoni per rito dal 2010 al 2020

3.12

L’andamento dei matrimoni per mese rispecchia ovviamente le forti limitazioni previste soprattutto durante il lockdown. I mesi in cui si sono celebrati più matrimoni sono stati quelli estivi: da giugno a settembre si sono celebrati 772 matrimoni, pari al 62,6% del totale. I mesi con il minor numero di celebrazioni sono stati invece i primi cinque mesi dell’anno e il mese di novembre. I matrimoni religiosi hanno superato come numero di celebrazioni i matrimoni civili soltanto in tre mesi: agosto, settembre e ottobre.

Grafico 3.13 Matrimoni per rito e mese

3.13

Con riferimento ai giorni della settimana, il venerdì (18,3% del totale) e – soprattutto – il sabato (22,9% del totale) sono le giornate in cui nel 2020 si è celebrato il maggior numero di matrimoni.

Il fenomeno è più accentuato per i matrimoni religiosi (18,8% il venerdì e 26,9% il sabato), mentre per i matrimoni civili la distribuzione fra i giorni della settimana è più equilibrata.

Grafico 3.14 Matrimoni per rito e giorno della settimana

3.14

La distribuzione dei matrimoni per l’età degli sposi evidenzia che, mediamente, le donne si sposano prima degli uomini (graf. 3.15). Per le donne, la classe di età al matrimonio con la maggiore frequenza è “25-29 anni”, mentre per gli uomini è “30-34 anni”.

Grafico 3.15 Matrimoni per età degli sposi

3.15

Il titolo di studio prevalente per gli sposi di entrambi i sessi è la licenza di scuola media superiore, seguito dalla licenza di scuola media inferiore (graf. 3.16).

Grafico 3.16 Matrimoni per titolo di studio degli sposi

3.16


[1] Negli anni ’60 si registravano oltre 13 mila nati l’anno, e ancora negli anni ’80 il numero dei nati superava le 10 mila unità l’anno

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