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Periodo di riferimento 2022
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Capitolo 3 - Demografia

Il Censimento permanente della popolazione

Il 15 dicembre 2020, con il rilascio da parte dell’Istat dei primi dati relativi alle edizioni del 2018 e del 2019, ha preso avvio la diffusione progressiva e continua dei risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, prevista con cadenza annuale. Rispetto ai censimenti tradizionali vi è un grande vantaggio in termini di frequenza di aggiornamento delle informazioni e di tempestività nel rilascio delle stesse.

A Palermo, al 31 dicembre 2022, la popolazione residente è pari a 632.499 abitanti, di cui 302.271 maschi e 330.228 femmine.

Rispetto al 2021 si è registrata una diminuzione di 2.940 abitanti, pari allo 0,5%, mentre rispetto al Censimento del 2011 la diminuzione è di 25.062 abitanti, pari al 3,8% (graf. 3.1).

Grafico 3.1: Popolazione residente ai censimenti

3.1

Questi dati confermano il trend decrescente del numero di persone residenti a Palermo che si registra già da diversi anni. Osservando i dati riferiti ai censimenti passati, si può notare come il picco sia stato raggiunto nel 1981, con quasi 702 mila persone residenti, che 10 anni dopo si sono ridotte a quasi 699 mila unità, per poi flettere a 686.722 residenti nel 2001 e – infine – a 657.561 residenti nel 2011 e 635.439 nel 2021.

I risultati del censimento confermano Palermo come la quinta città italiana per dimensione demografica, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino, e prima di Genova.

La popolazione per sesso

I residenti di sesso maschile sono 302.271, in diminuzione di 1.580 unità rispetto al 2021, mentre i residenti di sesso femminile sono 330.228, in diminuzione di 1.360 unità rispetto al 2021. I residenti maschi costituiscono il 47,8% del totale, contro il 52,2% di sesso femminile (cfr. graf. 3.2).

Grafico 3.2: Popolazione residente per sesso

3.2

Il tasso di mascolinità, ovvero il numero di uomini ogni 100 donne, è pari a 91,5 (nel 2021 era 91,6).

Il movimento naturale

Con riferimento al movimento naturale della popolazione, nel corso del 2022 si sono registrati 5.075 nati, in diminuzione di 46 unità (-0,9%) rispetto al 2021. Il numero dei nati si conferma pertanto ai minimi degli ultimi 60 anni[1]. I nati di sesso maschile sono stati 2.658, in diminuzione dello 0,4% rispetto al 2021, mentre quelli di sesso femminile 2.417, in diminuzione dell’1,4%.

Il numero dei decessi, che nel 2020 e 2021 era sensibilmente cresciuto rispetto al 2019, anche a causa dell’elevato numero di decessi provocato dalla pandemia da Covid-19, nel 2022 è rimasto sostanzialmente ai livelli dell’anno precedente: si sono registrati 7.527 morti, in diminuzione dello 0,4% rispetto al 2021. I morti di sesso maschile sono stati 3.517, in diminuzione dello 0,8% rispetto al 2021, mentre quelli di sesso femminile 4.010, in aumento del 0,1% rispetto al 2021.

La serie storica a partire dal 1980 del numero di nati e di morti fa registrare un trend crescente del numero di morti (+32,1% dal 1980 al 2022), ed un trend fortemente decrescente del numero dei nati (-60,8% dal 1980 al 2022, cfr. graf. 3.3).

Grafico 3.3: Nati e morti dal 1980 al 2022

3.3

Il saldo naturale, ovvero la differenza fra nati e morti, che nel 1980 era pari a +7.248, e che per tutti gli anni ’80 ha oscillato intorno a quota 5 mila, a partire dal 1998 è sceso sotto quota 2.000, e nel 2007 è sceso per la prima volta sotto quota mille. Negli anni successivi il saldo è ulteriormente sceso, fino a quota 459 nel 2009 per poi risalire nel 2010 a 514. Nel 2011 il saldo naturale ha ripreso a diminuire, e nel 2012 per la prima volta è risultato negativo, con il numero di morti superiore di 212 unità rispetto al numero di nati. Anche nel 2022 il numero di morti ha superato il numero di nati, con un saldo negativo di 2.452 unità (cfr. graf. 3.4).

Grafico 3.4: Saldo naturale dal 1980 al 2022

3.4

Fra le principali cause di morte del 2022, primeggiano quelle legate a malattie del sistema circolatorio (37,6% del totale dei decessi, in aumento rispetto al 31,2% del 2021), a malattie dell’apparato respiratorio (18,2% del totale dei decessi, mentre l’anno prima erano al 19,8%), a malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione e del metabolismo e disturbi immunitari (16,3% dei decessi, in aumento rispetto al 14,7% del 2021 e ai tumori (15,8% del totale dei decessi, in diminuzione rispetto al 20,5% del 2021) (graf. 3.5).

Grafico 3.5: Decessi per grandi gruppi di cause di morte

3.5

Il movimento migratorio

Con riferimento al movimento migratorio (al netto delle iscrizioni e delle cancellazioni per altri motivi), si sono registrati 8.599 immigrati, in aumento del 14,9% rispetto al 2021. Con riferimento alla provenienza, sono aumentati gli immigrati da altri comuni italiani (7.106, +19,3%), mentre sono diminuiti gli immigrati dall’estero (1.493, -2,4%).

In termini di composizione percentuale, l’82,6% degli immigrati proviene da altri comuni del territorio nazionale, mentre il 17,4% dall’estero. Rispetto al 2021 è aumentata la quota di immigrati da altri comuni italiani, mentre è diminuita la quota di immigrati dall’estero: le due percentuali erano rispettivamente 79,6% e 20,4%.

Sul fronte delle cancellazioni, si sono registrati 11.183 emigrati, in aumento del 2,3% rispetto al 2021. Con riferimento alla destinazione, sono aumentati gli emigrati verso altri comuni italiani (10.173, +4,7%), mentre sono diminuiti gli emigrati verso l’estero (1.010, -16,8%).

In termini di composizione percentuale, il 91,0% degli emigrati si è diretto verso altri comuni del territorio nazionale, mentre il 9,0% si è diretto verso l’estero. Rispetto al 2021 è aumentata la quota di emigrati verso altri comuni italiani, mentre è diminuita la quota di emigrati verso l’estero: le due percentuali erano rispettivamente 88,9% e 11,1%.

Il graf. 3.6 riporta la serie storica a partire dal 1980 degli immigrati e degli emigrati.

Grafico 3.6: Immigrati ed emigrati dal 1980 al 2022

3.6

Il numero di immigrati evidenzia una sostanziale stabilizzazione, fra il 1995 e il 2010, intorno a 10-12 mila unità l’anno, mentre negli ultimi anni sembra manifestarsi un trend decrescente, fortemente accentuato nel 2020 (probabile conseguenza degli effetti dell’emergenza sanitaria).

Il numero di emigrati, dopo aver superato nel 2001 le 16 mila unità, a partire dagli anni successivi è significativamente diminuito, fino a scendere nel 2021 sotto quota 11 mila.

Il saldo migratorio, pari alla differenza fra immigrati ed emigrati, nell’arco di tempo considerato (a partire dal 1980), è sempre risultato negativo, con la sola eccezione del 1981 e del 1982, gli unici due anni in cui il numero degli immigrati è stato superiore al numero degli emigrati.

Grafico 3.7: Saldo migratorio dal 1980 al 2022

3.7

Più in particolare, per buona parte degli anni ’80 il saldo migratorio ha oscillato intorno allo zero, con un picco positivo di + 2.502 registrato nel 1981 e un picco negativo di -1.850 registrato nel 1985, salvo poi precipitare nel 1989 fino a -5.906. Negli anni successivi, si è registrato un progressivo miglioramento del saldo migratorio, fino a raggiungere, nel 1997, il valore di -1.660; successivamente, si è registrata una nuova inversione di rotta, e il saldo migratorio è tornato ad oscillare fra -4 e -6 mila. A partire dal 2005, infine, la differenza fra emigrati e immigrati è andata riducendosi fino al valore di -720 unità del 2010, valore più basso degli ultimi 20 anni. Nel 2014 il saldo è tornato a crescere in senso negativo, e nel 2015 si è attestato a quota -3.329, per poi rimbalzare nel 2016 a -2.336. Il 2022 si è chiuso con un saldo negativo di 2.584 unità (graf. 3.7)

La piramide delle età

La struttura per età della popolazione al 31/12/2022 (piramide delle età, cfr. graf. 3.8), descrive la popolazione di Palermo come una popolazione matura decrescente, in cui cioè vi è un debole ricambio, con un numero in diminuzione di anno in anno di nascite ed un ritmo di eliminazione per morte molto debole.

Grafico 3.8: Piramide delle età

3.8

Gli stranieri

A Palermo, al 31 dicembre 2022, risultano iscritti in anagrafe 25.317 cittadini stranieri; in lieve diminuzione rispetto al 2021, quando gli stranieri erano 25.446 (-0,5%).

Nei cinque anni compresi fra il 2017 e il 2022, il numero degli stranieri è diminuito dell’1,1%. Se allarghiamo il confronto al decennio compreso fra il 2012 e il 2022, si registra un una diminuzione del 14,7%.

Se poi, per una completa valutazione del fenomeno, consideriamo anche i cittadini stranieri che negli anni hanno acquisito la cittadinanza italiana, la presenza straniera diventa più consistente: sommando gli stranieri residenti (25.317) e gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana (5.337), viene superata quota 30 mila (30.654), valore più elevato del 2,4% rispetto al 2017, ma più basso del 2,1% rispetto al 2012.

L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione nel 2012 e nel 2013 era pari al 4,5%. Nel 2014, a causa del ridimensionamento determinato dalla revisione anagrafica, l’incidenza è scesa al 3,8%, per poi risalire al 4%, valore intorno al quale continua ad oscillare. A queste percentuali va poi aggiunta l’incidenza dei cittadini stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, pari allo 0,2% nel 2012 e cresciuta fino allo 0,8% nel 2022.

L’analisi delle aree geografiche di provenienza fa emergere che oltre un terzo (il 34,1%) degli stranieri residenti a Palermo al 31 dicembre 2022 sono cittadini di un Paese dell’Asia Centro Meridionale. Seguono i cittadini dei Paesi dell’Africa Occidentale (18,8% del totale degli stranieri), quelli dell’Unione Europea (16,4%), quelli dei Paesi dell’Asia Orientale (10,8%), dell’Africa Settentrionale (8,6%) e dell’Africa Orientale (4,0%).

Grafico 3.9: Stranieri per area geografica di provenienza

3.9

Rispetto al 2021, limitando l’analisi alle variazioni più rilevanti in valore assoluto, i cittadini dell’Asia Occidentale sono aumentati del 17,9%, i cittadini dell’Unione Europea sono aumentati dello 0,4%, i cittadini dell’Asia Centro Meridionale sono diminuiti dell’1,2% e i cittadini dell’Africa Settentrionale sono diminuiti dell’1,4%.

Approfondendo ulteriormente l’analisi, e passando dalle aree geografiche ai singoli Paesi di provenienza, emerge che a Palermo vivono quattro consistenti comunità straniere, che da sole assorbono oltre la metà del totale degli stranieri: i bengalesi (cittadini del Bangladesh), i rumeni, i singalesi (cittadini dello Sri Lanka) e i ghanesi.

I primi al 31 dicembre 2022 erano 5.427, pari al 21,4% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in aumento di 87 unità (+1,6%) rispetto al 2021.

I rumeni, che fino al 2020 rappresentavano la terza comunità di stranieri, erano 3.207, pari al 12,7% del totale, in diminuzione dello 0,4% rispetto al 2021.

I singalesi erano 2.997, pari all’11,8% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, in diminuzione rispetto del 6,5% al 2021.

I ghanesi erano 2.597, pari al 10,3% del totale, in sostanziale stabilità rispetto al 2021 (+0,1%).

Seguono, quindi, i filippini, con 1.711 residenti (6,8% del totale), i tunisini, con 1.029 residenti (4,1%), i cinesi, con 960 residenti (3,8%), i marocchini, con 949 residenti (3,7%), i mauriziani, con 807 residenti (3,2%), e via via tutti gli altri Paesi, per un totale di 138 diverse cittadinanze.

Grafico 3.10: Stranieri per Paese di provenienza

3.10

Le principali variazioni (in valore assoluto) rispetto al 2021 sono relative ad una diminuzione dei singalesi (- 207 unità) e un aumento dei bengalesi (+87 unità).

I matrimoni

I matrimoni, dopo il forte calo registrato nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, nel 2021 sono tornati ai livelli del 2019. Nel 2022 si è però registrato un sensibile calo rispetto all’anno precedente: sono stati celebrati 2.417 matrimoni, con una diminuzione del 9,5% rispetto al 2021.

Rispetto al 2012, quando si erano celebrati 3.223 matrimoni, si registra una diminuzione del 25,0%.

Grafico 3.11 Matrimoni per rito dal 2012 al 2022

3.11

Approfondendo l’analisi per rito, si rileva che nel 2022 i matrimoni religiosi sono diminuiti (-15,4%), mentre i matrimoni civili sono aumentati (+2,9%). Rispetto al 2012 i matrimoni civili sono aumentati del 5,9%, mentre i matrimoni religiosi sono diminuiti del 35,7%.

Nei dieci anni in esame, la quota di matrimoni civili sul totale è passata dal 25,7% del 2012 al 36,2% del 2022: in altre parole, nel 2012 poco più di un matrimonio su quattro era celebrato con rito civile, nel 2022 poco più di uno su tre. Nel 2020 il crollo dei matrimoni religiosi aveva fatto sì che la quota dei matrimoni civili salisse fino al 49,4% del totale dei matrimoni.

Grafico 3.12 Matrimoni per rito dal 2012 al 2022

3.12

L’andamento dei matrimoni per mese evidenza una forte componente stagionale, soprattutto per i matrimoni religiosi: da giugno a settembre si sono celebrati 1.212 matrimoni, pari al 78,7% del totale. I mesi con il minor numero di celebrazioni sono stati invece i primi quattro mesi dell’anno e il mese di novembre.

Grafico 3.13 Matrimoni per rito e mese

3.13

Nei mesi di gennaio, marzo e novembre la quasi totalità (oltre il 90%) dei matrimoni viene celebrata con rito civile, mentre fra giugno e settembre più dei due terzi dei matrimoni sono di rito religioso.

Con riferimento ai giorni della settimana, il venerdì (18,9% del totale) e – soprattutto – il sabato (28,1% del totale) sono le giornate in cui nel 2022 si è celebrato il maggior numero di matrimoni.

Il fenomeno è più accentuato per i matrimoni religiosi (20,1% il venerdì e 31,8% il sabato), mentre per i matrimoni civili la distribuzione fra i giorni della settimana è leggermente più equilibrata.

Grafico 3.14 Matrimoni per rito e giorno della settimana

3.14

La distribuzione dei matrimoni per l’età degli sposi evidenzia che, mediamente, le donne si sposano prima degli uomini (graf. 3.15). Sia per le donne che per gli uomini la classe di età al matrimonio con la maggiore frequenza è 30-34 anni.

Grafico 3.15 Matrimoni per età degli sposi

3.15

Il titolo di studio prevalente per gli sposi di entrambi i sessi è la licenza di scuola media superiore, seguito dalla licenza di scuola media inferiore (graf. 3.16).

Grafico 3.16 Matrimoni per titolo di studio degli sposi

3.16


[1] Negli anni ’60 si registravano oltre 13 mila nati l’anno, e ancora negli anni ’80 il numero dei nati superava le 10 mila unità l’anno

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