Descrizione
«Ricordare Paolo Giaccone, oggi, non è un atto formale né un semplice dovere istituzionale: è una necessità morale.
L’11 agosto 1982 non fu solo l’ennesimo delitto di mafia. Fu un gesto di sfida brutale contro la libertà della scienza, contro l’autonomia della coscienza, contro l’idea che esista un limite invalicabile oltre il quale nessun potere può spingersi.
Paolo Giaccone non era un eroe in cerca di gloria. Era un uomo rigoroso, che faceva bene il proprio lavoro e che credeva che la verità non fosse negoziabile. Per questo è stato ucciso.
L’omicidio tra i viali del Policlinico voleva rappresentare un messaggio di paura da parte della mafia. Ma, a distanza di 43 anni, quel messaggio è fallito. È fallito perché il nome di Paolo Giaccone oggi è inciso nella memoria di questa città, non come simbolo di morte, ma come testimonianza viva di dignità e coerenza».
Lo dichiara il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.